RIACE (REGGIO CALABRIA). Sa tanto di ultimatum più che di appello, l’urlo d’allarme lanciato dall’intuitivo sindaco di Riace. Abbiamo imparato a conoscerlo Mimmo Lucano, non è certo uno che le manda a dire, né una persona che non misura le parole. Del resto, se la RAI ci sta facendo addirittura un film sulla sua idea geniale di sviluppo ed integrazione sociale, un motivo ci sarà. E l’appello di queste ultime ore da parte del sindaco è un atto di forza mirato proprio a salvare il suo splendido sistema di accoglienza creato con grande intuizione ed enorme fatica. Un sistema a serio rischio se non sovvenzionato dal Governo. Ecco perché minaccia di lasciare, se lo Stato non confermerà il sostegno finanziario per il Comune che Mimmo Lucano amministra ormai dal 2004.

Dice di essere “sfiduciato, avvilito e indignato con lo Stato” e quindi pronto a lasciare il suo incarico se il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Reggio Calabria non confermeranno il sostegno finanziario fornito tramite bonus e borse lavoro, strumenti che hanno imposto la cittadina della locride sul piano non solo nazionale ma anche internazionale diventando un vero punto di riferimento e modello da seguire in tema di accoglienza dei migranti. Bonus e borse lavoro che sono stati i perni di questo importante progetto di integrazione sociale, che ha visto passare a Riace in questi anni quasi 8 mila migranti.
Questa è l’ennesima battaglia (forse la più dura) di Domenico Lucano, per tutti Mimmo. Da oltre un decennio sindaco di Riace, comune di 1500 abitanti situato sulla fascia jonica della provincia di Reggio Calabria. Un Comune dimenticato da Dio e dallo Stato, se non fosse per i Bronzi che portano quel nome in giro per il mondo; un Comune in cui fondamentale contribuito alla rinascita lo ha dato proprio il sindaco dell’accoglienza innovativa, trasformando gli immigrati in cittadini immigrati, cosa molto diversa. Li ha integrati, li ha resi cittadinanza attiva, li ha resi utili a se stessi e agli altri. In altre parole, li ha fatti sentire esseri umani a tutti gli effetti.

“Con tre anni di ritardo mi è stato detto da Roma che non viene accettata la modalità di pagamento tramite i bonus – ha spiegato Lucano all’ANSA – e quindi, se l’azzeramento dovesse essere confermato, ci sarà la chiusura dell’intero progetto”. Da qui lo svilimento più assoluto nell’apprendere la notizia che lo Stato non intende più finanziare quel progetto. O quanto meno non sovvenzionarlo più con quelle modalità. E allora la protesta formale del sindaco ed una petizione, firmata anche da personalità di rilievo nazionale: l’appello #IostoconRiace è infatti sostenuto dalla Rete dei comuni solidali e già firmato dal fondatore di Libera don Luigi Ciotti e dal missionario comboniano Alex Zanotelli. Nell’appello si sottolinea che il “progetto Riace ha sempre risposto sì alle telefonate di emergenza umanitaria della Prefettura, dove richiedevano posti di accoglienza”. Ma adesso alle telefonate di emergenza del sindaco, cosa risponderanno la Prefettura ed il Governo? Per il prossimo 2 settembre è atteso un incontro tra il comune di Riace ed i funzionari del ministero dell’Interno. “Ma io non accetto soluzioni diverse da quelle in vigore fino ad oggi – insiste Lucano, che promette: scriverò al Papa, “chiedendogli di venire a Riace e di esserci vicino”.

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