Comprimere le speranze di crescita del Sud Italia, penalizzando ancora di più la Calabria dentro uno scenario già di per se in costante affanno.
La scelta effettuata sulla “decontribuzione Sud”, una norma che consentiva lo sgravio del costo del lavoro che riguarda circa 3 milioni di lavoratori dipendenti di qualche migliaio di imprese del Meridione, rientra in questo scenario politico.

Il governo più anti meridionalista della storia compie un’altra mossa in questa direzione, provando a spostare le responsabilità verso l’Europa in una fase, guarda caso, di campagna elettorale proprio per il rinnovo del parlamento europeo.

Il tema dello sviluppo del Mezzogiorno, richiamato anche dal presidente Mattarella nella sua ultima visita istituzionale in Calabria, non può diventare terreno di battaglia elettorale.

Questa decisione è scellerata, fuori dal contesto economico e produttivo di un Sud che vuole agganciare la locomotiva della crescita ma viene sempre deviato su un altro binario da chi governa la Nazione. Prova ne siano, per esempio, i ritardi nella messa a terra dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la scelta di accentrare in una Zes unica le otto Zone economiche speciali che stavano operando nel Mezzogiorno o la spinta secessionista impressa con l’accelerazione sull’iter parlamentare dell’autonomia differenziata.

Ma non solo. Dalla lettura della Manovra di bilancio del 2024 emerge con chiarezza il fatto che gli sgravi contributivi sono limitati. Lo sgravio totale per i giovani e donne del 2023, infatti, è stato lasciato cadere e si sono concentrate le poche risorse sulle categorie  svantaggiate  come donne con figli, vittime di violenza e percettori di sostegni al reddito .

Questo mentre l’Inps scatta, infatti, una fotografia impietosa sul sistema di entrata nel mondo del lavoro, dove si registra una riduzione di attivazioni di nuovi rapporti di lavoro che, nei primi 9 mesi del 2023, si attestano a circa 6,3 milioni. Diminuiscono sensibilmente le assunzioni a tempo indeterminato e in apprendistato e la temporaneità lavorativa sale, raggiungendo quasi l’80% dei rapporti di lavoro attivati.
Mentre crescono dell’11,2% i beneficiari di Naspi che raggiungono oltre 1 milione di nuovi disoccupati, indice di un disagio lavorativo importante.

In questo quadro appare necessario fare due passi avanti e non uno indietro sulla strada dello sviluppo del Mezzogiorno e, soprattutto, della Calabria e per questo chiediamo con convinzione al Governo di rendere strutturali quegli sgravi, puntare a creare assunzioni a tempo indeterminato lasciando alla contrattazione di secondo livello il ricorso ad eventuali forme di flessibilità e dare, finalmente, impulso ai progetti delle Zes e del Pnrr, valorizzando il ruolo delle Regioni nell’attuazione di quelle politiche.
Mariaelena Senese
Segretario generale
Uil Calabria