Dopo più di tre anni, i lavori di restauro all’interno della basilica di San Giovanni Therestìs di Bivongi potrebbero riprendere visto che la Sovrintendenza, guidata da Margherita Eichberg, anche se verbalmente, ha indicato alla ditta Siracusa di cominciare il recupero del fienile, come lo definisce il sovrintendente Faustino Nigrelli, a ridosso dell’abside sinistro. Rimane, però, dal mese di agosto 2015, l’intoppo non risolto degli scheletri scoperti all’interno dello stesso, ancora non rimossi. Salvatore Siracusa, responsabile della ditta che sta completando i lavori per un milione di euro, conferma di essere stato comandato dalla Sovrintendenza a intervenire sul fienile, che sarà trasformato in museo, <<Tra poco trasferirò il lavoro – dice Siracusa – al fienile e ho qualche titubanza perché il manufatto presenta delle crepe e intervenire è un po’ pericoloso. Cercherò di ridurre i rischi armando delle puntellature. Per gli scheletri ancora non so chi li deve recuperare perché non ho avuto comunicazione dal direttore dei lavori. Mi auguro che non si perda tempo perché tra dieci giorni il lavoro esterno all’area della basilica sarà completato e poi sposterò il cantiere in altra zona dove ho un altro progetto da cominciare>>.

Il “Comitato Therestìs”, composto da studiosi e cittadini che amano il patrimonio culturale di Bivongi, è indignato delle decisioni adottate, <<Un monumento del sec. XI, luogo di culto, visitato da turisti e studiosi di tutto il mondo, purtroppo, rimarrà ancora monco per una decisione della Sovrintendenza della Calabria che ha optato di recuperare il fienile, costruito nei primi anni del 1900, posto a ridosso dell’abside. Ci si chiede se, nell’anno 1000, quando la basilica fu costruita, avesse il fienile nel progetto. Era stato suggerito, anche, alla Sovrintendenza di realizzare il museo nella parte bassa del piazzale d’ingresso della basilica, dove una volta sorgeva un refettorio. Inoltre, non è consono che la parte interna di metà basilica, soggetta a recupero degli affreschi da tre anni, sia utilizzata per deposito di materiale vario. Una vera vergogna tenere un luogo sacro in quello stato e ancor più grave per chi ha dato il permesso, senza neanche avere l’accortezza di proteggere il pavimento>>.

Il Comitato è deciso a inviare al Ministerodei Beni e delle attività culturali la documentazione e le foto raccolte, inoltre, inviterà a Bivongi il ministro Franceschini per far conoscere la valenza del monumento tornato vivo dal 1994, dopo nove secoli di abbandono, così come fecero qualche anno fa, Rosy Bindi e l’allora presidente della Camera, Gianfranco Fini, giunti a Bivongi in visita a San Giovanni, definito da Paolo Orsi nel 1912, un gioiello da salvare. Non dimenticando la visita del Patriarca Bartolomeo I nel marzo del 2001.

Padre Justin, il reggente del monastero, è amareggiato perché da tre anni costretto a celebrare le funzioni in metà navata con tanti pellegrini costretti a stare fuori dal nartece, per mancanza di spazio. A Natale, più di trecento pellegrini, a causa di un violento acquazzone, si sono dovuti riparare nelle macchine. La comunità di monaci non sa più a chi rivolgersi per riavere la fruibilità completa della basilica perché, dopo il vertice al monastero di metà ottobre scorso, voluto dalla Soprintendenza dei Beni Architettonici e Paesaggistici della Calabria per cercare di sbrogliare la matassa, ancora è tutto fermo. Nella foto, in basso, l’ipotetica ricostruzione del museo

Ugo Franco

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