Questo romanzo di Antonella Iaschi è il racconto di un viaggio, in un primo tempo dentro le pieghe più profonde del cuore di una donna, tra i suoi ricordi, i cassetti accuratamente chiusi a chiave dalla vita, le ferite allontanate o rimosse perché non sanguino più, tra rancori sopiti e poi riaffioranti di cui siamo tutti portatori. La trama, intrisa di intensi elementi autobiografici, di Iaschi si intreccia come una coperta patchwork fatta ad uncinetto: ogni tassello un colore, un disegno, una trama… i sentimenti, gli eventi e le descrizioni sono intrecciati finemente per disegnare un quadro dai colori tenui.
Le descrizioni e le sfumature delle ambientazioni tradiscono la frequentazione di tanta letteratura, ma ineluttabile e urgente riaffiora la poesia, che scandisce e caratterizza ogni scritto dell’Autrice. Perché Antonella rimane una poetessa qualunque prosa scriva. Il suo racconto della vita è solo versi, anche se si esprime impropriamente nel nostro linguaggio parlato. Il flusso dei sentimenti e delle emozioni è, insieme, un bisturi sottile e tagliente che scava, analizza, viviseziona il cuore, così come un unguento emolliente che allevia il dolore e si prende cura delle ferite, trasformandosi in un balsamo miracoloso per le piaghe interiori di tutti noi.
Dopo averti vivisezionato il cuore, avere scavato nei tuoi ricordi più dolorosi, Antonella, ti accarezza con una dolcezza incommensurabile, come si fa con il viso di un neonato. Ti accoglie in un abbraccio dal quale sai che potrai uscire solo se ti lascerai cullare e ti intriderai di tutta la sua profondità. Antonella Iaschi, in questo viaggio di ri-scrittura del passato, riesce a narrare le istintive sensazioni di una bimba con la medesima intensità e naturalezza con la quale ci riporta le consapevolezze grevi di una donna matura, o le fragilità di cristallo di una donna ormai anziana. Con ricordi che “..si attorcigliano al collo sino a soffocare…” E gli uomini? Sono sullo sfondo: appaiono come attori evanescenti dal destino irrisolto. Le donne sono lo scorrere della vita: la generazione, l’evoluzione, la storia. Ma il viaggio non si ferma ed incontra altre storie, le storie di sei donne diversissime che solo alla fine si incontreranno e si stringeranno in un complice abbraccio. Ma prima dovremo rievocare il loro vissuto, o attraversare il deserto insieme a Oumou, scandendo eventi della cui crudezza e immoralità l’Autrice non ci fa sconto. Qui non c’è posto per un balsamo emolliente, qui si può solo guardare diritto dentro la sofferenza disumana e ingiustificabile dei protagonisti durante l’infinito viaggio della disperazione che conduce dalla Costa d’Avorio alla Calabria. Non c’è posto se non per la compassione e la partecipazione che nessun lettore potrà sopprimere dentro di sé. Fino a quando tutte le conchiglie non chiuderanno un bracciale e le sette donne, riappacificate, non si apriranno ad una nuova vita. Woody Allen sa attendere – Quaderni è un opera insolita (a cominciare dal titolo fuorviante), toccante e profonda al contempo. La sua lettura, come nella buona letteratura, o poesia, ci lascia diversi, e migliori, di prima. Potrebbe costituire un interessante testo di approfondimento per giovani adolescenti, affinché comprendano la complessità dei sentimenti, riconoscano la sofferenza di chi schiviamo per strada ed empatizzino con la vita letta nel profondo degli occhi degli altri. Esattamente come ci insegna Antonella Iaschi.
Alessandro Pelligra (drammaturgo/direttore artistico/regista