Il Processo “Morsa sugli appalti pubblici” si è concluso a gennaio dello scorso anno registrando 21 condanne, per 180 anni di reclusione e 18 assoluzioni. L’accusa in generale a vario titolo riguarda reati che vanno dall’associazione per delinquere di stampo mafioso, al favoreggiamento, estorsione ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, ed ancora reati in materia di sostanze stupefacenti, corruzione elettorale, detenzione di armi e molto altro, tutto questo è racchiuso in 54 pagine della Procura distrettuale antimafia.

Sono 9 le posizioni interessate, a vario titolo, dal ricorso a firma del sostituto procuratore Antonio De Bernardo della Dda reggina, che chiede la riforma della sentenza in relazione alle assoluzioni del primo grado di Antonio Macrì, Salvatore Aquino, Antonio Filippone, Antonio Commisso, Domenico Papandrea, Ilario Iacopetta, Mario Giorgio Iacopetta, Daniele Cosimo Tassone e Marco Tassone.

Con riferimento all’ex presidente del consiglio comunale di Siderno Antonio Macrì il gup ha scritto: “non si ha prova netta, che il Macrì possa reputarsi un soggetto appartenente alla cosca e che questo legame egli abbia sfruttato per ascendere ad un cursus honorum politico di rilievo”.

Per quanto riguarda Salvatore Aquino, la procura lo impugna con delle intercettazioni che ripercorrono la testimonianza del collaboratore di giustizia Giuseppe Costa. Ancora altre intercettazioni sarebbero invece alla base del ricorso di Antonio Filippone e degli altri accusati per cui adesso “la sentenza di assoluzione va riformata, per l’assenza di una vera e propria motivazione”.

Carlotta Tomaselli

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