«Cosa sta accadendo? Non rientra nella facoltà di un sindaco fare le deleghe? Era tutto programmato sin dall’inizio». Domenico Lucano dà questa risposta ad una domanda che da giorni in molti si pongono: cosa sta accadendo a Riace? Una domanda che si è fatta più insistente dopo la nota dei legali di Maurizio Cimino, ex assessore della giunta Lucano, che nei giorni scorsi ha denunciato una lettera di minacce con l’invito a dimettersi accompagnata da due cartucce abbandonate sulla sua auto. La nota, lo ricordiamo, conteneva un’affermazione forte: «il sindaco Domenico Lucano non ha inteso manifestare alcuna solidarietà al proprio vicesindaco». Una frase che, di certo, non è stata buttata lì per caso ma che verrà spiegata, hanno avvertito gli avvocati di Cimino, nei prossimi giorni nel corso di una conferenza stampa.

La domanda a Lucano è d’obbligo: perché? «Non è il momento di rispondere a questo», dice. Ma il sindaco non si ferma qui. Lui, che non ha mai parlato in politichese, sorride rilassato: «Tutto il mondo può venire a fare radiografie personali e politiche della mia vita”. Si ferma un attimo e avverte: “Voglio mandare un messaggio generale, e mi assumo tutta la responsabilità di quello che dico: sull’antimafia starei molto attento a fare verifiche autentiche, specie dove c’è un contrasto molto forte».

Dietro le parole del sindaco dell’accoglienza ci sono i fatti dei giorni scorsi: Cimino ha denunciato di aver subito un’intimidazione perché qualcuno gli ha fatto trovare due cartucce sulla sua macchina. Pochi giorni dopo, Lucano ha azzerato la giunta e ieri ne ha nominata una nuova: Giuseppe Gervasi, nuovo vicesindaco, e Maria Caterina Spanò. Cimino, dunque, non c’è. Ma poco dopo la pubblicazione dei nuovi assessori con le nuove nomine, è arrivata la nota dei suoi legali. Ma Lucano, che dice di non comprendere «la nota degli avvocati», spiega che il rimpasto era previsto da tempo. Anzi, sin dall’insediamento. Spiega: «La rotazione degli assessori era prevista dal programma su cui ci hanno eletto. L’impegno era di nominare una nuova giunta ogni sei mesi. E gli impegni presi vanno mantenuti». Così, qualche giorno prima dell’intimidazione a Cimino, alcuni dei componenti del Consiglio comunale eletto a Riace stavano per sottoscrivere una nota per evidenziare il ritardo rispetto. «Quella nota – spiega ora Lucano – rischiava di mettermi nella condizione di non avere più la maggioranza. Ma in ogni caso era giusto farlo, eravamo d’accordo su questo. È stato disatteso il programma, insomma c’è stato un lieve ritardo, e gli impegni vanno mantenuti», aggiunge. Ma la giunta uscente non aveva soddisfatto totalmente Lucano. «Non mi trovavo d’accordo su alcune scelte. È vero che siamo una lista civica e ognuno è libero di rappresentare una posizione politica – precisa -, però su alcune cose credo di aver dato un orientamento generale».

L’annuncio del rimpasto non era stato accolto bene da Cimino, sottolinea ancora il sindaco. Il sindaco a una precisazione però sembra tenerci: «Io sono da sempre iscritto al partito di Peppino Impastato. Non mi interessano i ruoli. La mia linea politica è aperta alla libertà di ognuno ma mi si deve permettere che io vada avanti per la mia strada». E fa l’esempio dei beni confiscati o dell’acqua pubblica. «Abbiamo avuto il decreto per la creazione di un ostello della gioventù nell’ex ristorante “La scogliera”, confiscato alla ‘ndrangheta, dove si riunivano gli amici degli amici. Ma non ho visto particolare solidarietà per questo, ho fatto tutto da solo». Perché a Lucano «non piace la politica clientelare. Siamo oltre questo livello antico che condiziona la Calabria e non la fa uscire fuori. Amministrare la cosa pubblica significa condivisione, reti di relazioni sociali umane, significa altro». E ora? «Mi sono un po’ liberato, andiamo avanti ora».

Simona Musco

zoomsud.it

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