Aristide Bava
SIDERNO “InpiediperSiderno” nutre seri timori sul futuro della Casa della salute. Il movimento politico sidernese che dovrebbe confermare la candidatura a sindaco di Stefano Archinà sviluppa un amarcord sul lungo iter burocratico con al centro una struttura non ancora realizzata sino ad arrivare alle recenti vicende. Arrivando, però, ad affermare il timore di quello che potrebbe succedere ed evidenziando che le recenti delibere «più che stabilire che tipo di servizi sanitari, in virtù del fabbisogno del territorio, ormai completamente spogliato di tutto, dovranno essere destinati alla Casa della salute», rilevano solo «una sorta di libro delle buone intenzioni».
«Non si riesce a comprendere, infatti, chi farà e che cosa. Va da sé che – afferma – quando si pianificano attività in ambito socio-sanitario non ci si deve limitare alle elencazioni vuote, servono i contenuti. Per ogni struttura deve essere individuata la sede, l’organico disponibile. Per garantire standard qualitativi dignitosi e soprattutto, per ottenere il raggiungimento dei Lea occorre tradurre in pratica quei documenti e capire a chi saranno affidati i servizi e le prestazioni da erogare, chi effettuerà la supervisione e la valutazione per ogni ambito territoriale. Atteso che, l’organizzazione dei servizi aziendali è demandata ai centri organizzativi, cioè i Dipartimenti e i Distretti, la spaventosa disorganizzazione dell’Asp di Reggio Calabria, non fa ben sperare».
« Ci saremmo aspettati – si legge ancora – da parte dell’Asp, gestita dal 2014 al 2019 da uomini graditi alla giunta Oliverio, una maggiore solerzia nel predisporre quegli atti che potessero finalmente garantire alla Locride almeno il raggiungimento dei Lea. Dal canto nostro non smetteremo di vigilare e di adoperarci con tutti i mezzi consentiti, affinché il territorio e in particolare la Casa della Salute di Siderno non rimanga un contenitore vuoto, ma diventi un presidio sanitario ricco di tutti quei servizi mancanti al territorio, la cui carenza costringe la popolazione a migrare in altre regioni per poter veder realizzato il proprio diritto costituzionale alle cure, con tutti i disagi che quegli spostamenti comportano per i singoli e per la nostra regione».
« Oltre 300 milioni del bilancio regionale sono “bruciati” a causa della migrazione sanitaria verso le regioni del Centro Nord, denaro che – conclude il movimento – se si riuscisse a stagnare quella emorragia, potrebbe essere utilizzato per rafforzare il nostro sistema sanitario regionale».
a.b.