Il recente incontro di Catanzaro tra i sindaci della Locride e il presidente della giunta regionale Mario Oliverio ha consentito, tra le altre cose, di riparlare di un vecchio progetto che sta tornando di grande attualità visto che uno dei punti di forza del territorio sono i beni culturali. Sono stati soprattutto il sindaco di Siderno, Pietro Fuda, in perfetta intesa con quello di Locri, Giovanni Calabrese, che sono i due centri trainanti della Locride, a riproporre una vecchia idea , quella del Distretto culturale della Locride, che già nel 2008 era stata sollecitata addirittura dall’allora Ministro della cultura Francesco Rutelli. Le premesse ci stavano, e ci stanno, tutte. Il territorio della Locride, composto di 42 comuni, poggia su una superficie pari a circa il 43% di quella provinciale e comprende una popolazione di circa 140.000 abitanti buona parte dei quali concentrati in soli sette comuni: Siderno, Locri, Bovalino, Gioiosa Ionica, Roccella Ionica, Marina di Gioiosa. Gli studi di allora effettuati dall’ Associazione Civita, sono ancora molto attuali. L’analisi delle dinamiche demografiche evidenzia una continua migrazione della popolazione dalle aree rurali interne verso quelle costiere. Le attività economiche tradizionali, agricoltura e artigianato, a causa dei processi di modernizzazione hanno subito un generale depauperamento: il tessuto produttivo è costituito in prevalenza da piccole e piccolissime imprese sottodimensionate e non organizzate. Le dotazioni strutturali sono obsolete e il ricambio generazionale degli attivi è scarso a causa dell’esodo delle fasce giovanili di popolazione verso altri settori più remunerativi e verso altre aree. Il commercio assorbe il maggior numero di addetti e presenta il più elevato numero di unità locali pari a circa il 44% contro il 21% dell’industria. Il territorio della Locride, caratterizzato dalla forte integrazione e complementarietà tra mare e montagna, presenta un patrimonio storico, artistico, monumentale ed ambientale tra i più suggestivi e ricchi della regione, con un potenziale di attrazione sicuramente di livello internazionale. La zona costiera, anche se oggetto di una pressione turistico-insediativa non particolarmente qualificata e rispettosa dei caratteri paesaggistici e delle valenze ambientali dell’area -che, poi di fatto, ne hanno limitato le potenzialità alla scala locale- tuttavia, fortunatamente, conserva ancora ampie zone del litorale a della fascia agricola al suo interno che mantengono caratteri di integrità. Più all’interno, i nuclei storici, ubicati prevalentemente sulle pendici delle valli che fiancheggiano le fiumare – con i loro solchi e con un andamento variato in cui i diversi rami si intrecciano e scendono verso il mare -, si pongono come avamposti tra l’inestimabile contesto paesaggistico del Parco Nazionale dell’Aspromonte e di quello Regionale delle Serre e l’ampio arco della costa ionica. Con l’eccezione di Locri e Siderno, il sistema insediativo è costituito da centri e nuclei di piccola e media dimensione, alcuni dei quali abbandonati in parte o totalmente, che si dispongono su più fasce – costiera, collinare e interna – con una accessibilità reciproca. E’ fuor di dubbio che il patrimonio culturale rappresenta una delle risorse più importanti dell’area che, per concentrazione e rappresentatività, ne fanno uno dei comprensori più ricchi della Calabria. Nella Locride, accanto alle eccellenze di assoluto rilievo nazionale e internazionale collegate alle risorse archeologiche superstiti della Magna Grecia e dell’epoca romana, sopravvivono importanti e diffuse testimonianze storico-artistiche e architettoniche della cultura e della spiritualità del periodo bizantino e normanno. Di alto profilo sono anche le valenze ambientali in particolare nei territori compresi nei Parchi dell’Aspromonte e delle Serre, per la varietà dei paesaggi e degli ambienti che costituiscono un’importante ricchezza sia dal punto di vista sia dell’ecosistema sia delle opportunità da valorizzare. Quindi, l’area si caratterizza per la stretta integrazione tra valori naturalistici, ambientali e paesaggistici e beni culturali. Infine, non può essere trascurato come la Locride si distingua anche per la presenza di una consistente varietà di produzioni agricole di pregio la cui valorizzazione può essere particolarmente utile non solo per il mondo produttivo ma anche per il presidio e la tutela del territorio e della sua immagine. Un artigianato raffinato e ricco di tradizione completa il quadro delle principali vocazioni produttive locali. Come si diceva, nel 2008 era stato impostato un buon lavoro che avrebbe potuto portare alla realizzazione del Distretto culturale della Locride sulla base di un’apposita strategia distrettuale finalizzata allo sviluppo dell’intero territorio. Non se ne fece nulla, forse anche per la incapacità degli amministratori locali. Adesso Secondo Fuda e Calabrese quel lavoro rimane valido e potrebbe essere riproposto con i dovuti accorgimenti . Rimarrebbero, intanto, validi tutti i progetti pilota allora selezionati e in particolar modo quelli relativi al Paese Albergo, alla Qualità, alla Comunicazione e, soprattutto, al tema Archeologico con possibilità di miglioramento e ampliamento della fruizione del Patrimonio e con l’uso di tecnologie innovative, interattive e multimediali in grado di migliorare e ampliare la sua fruizione e comprensione. Il tutto approfittando della nuova programmazione 2014-2020 della Regione Calabria (in particolar modo il POR FESR) che dedica ampissimo spazi al tema archeologico e alle nuove tecnologie. Il presidente Oliverio è sembrato abbastanza interessato a questa possibilità e il discorso, a sentire il sindaco di Siderno Pietro Fuda , potrebbe questa volta concretizzarsi seriamente.

Aristide Bava
nella foto il “drago” di Monasterace

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