Messa esequiale

def. Avv. Francesco Filippone

(Chiesa di santa Caterina – Locri 25.2.2017)

Sono qui a condividere con tutta la comunità credente questo momento di grande sofferenza e dolore non solo di una famiglia, ma dell’intera città. Sono qui per pregare per il fratello Francesco, vittima di disumana violenza e ferocia. Quella violenza che cova nel cuore dell’uomo e che esplode quando meno ti aspetti. E’ la violenza del male e del peccato che uccide il fratello. E’ la storia di Caino ed Abele, una storia che si rinnova e che non vorremmo si ripetesse più. Una violenza che dal tempo di Caino ed Abele non risparmia la nostra umanità.

Sono qui per unirmi al dolore della comunità credente che è in Locri. Mi unisco al dolore del mio popolo. Fatti tragici così gravi offendono tutta la comunità civile e religiosa. Sono qui per dire che la nostra comunità credente rifiuta in ogni caso il ricorso alla violenza. La nostra comunità sente proprie le conseguenze della violenza perpetrata contro un fratello. E’ una comunità che crede e che chiede perdono al Signore per il male fatto. Il male ci tocca direttamente. Ci tocca tutti. Tutti dobbiamo reagire con un sussulto di umanità. Certe cose non possono e non devono accadere. Vogliamo chiedere perdono al Signore per il male fatto al fratello Francesco. Non so se siamo degni di essere ascoltati. Troppe volte siamo stati sordi alla tua Parola, Signore. Troppe volte non abbiamo ascoltato il tuo invito a non usare la violenza, a scegliere sempre la via del dialogo, della riconciliazione e della pace, a risolvere di comune accordo i nostri problemi, a costruire relazioni fraterne, ad abbandonare la via del farsi ragione da soli e con la forza. Siamo stati sordi Signore, ti chiediamo perdono. Chiedo qui a nome di tutta la nostra comunità di Locri: perdono. Il farsi ragione con le armi e la violenza è imperdonabile. Personalmente non capisco perché debbano conservarsi armi nelle nostre case. Le armi servono per uccidere. E momenti di annebbiamento della mente ce ne possono sempre essere e la presenza delle armi è allora occasione per far male ed uccidere. Deponiamo tutte le armi. Non conserviamo armi nelle nostre case. Non servono per risolvere i conflitti, portano solo dolore, spargimento di sangue e morti. Nella prossima Quaresima chiedo a chi possiede armi in casa di distruggerle entro la prossima Pasqua e confessarsi in modo da vivere una vera Pasqua di risurrezione e di vita. A che serve piangere se poi conserviamo in casa armi pronti ad usarle?

Non capisco, Signore, il commercio delle armi. Non capisco perché si debbano produrre armi. Le armi non sono di regola mezzi di difesa. Servono ad uccidere. E nessuna uccisione serve a difendere: è sempre un’offesa incancellabile. E’ solo un’offesa alla nostra umanità e alla dignità di cui ciascun uomo è portatore. Tu, Signore, hai creato la vita e non volevi per l’uomo la morte. Aiutaci a convertire il nostro cuore. Tu, Signore, che di fronte alla violenza ha scelto la via della mitezza. Tu hai voluto che tuo Figlio scegliesse la via della non violenza radicale e di fronte ai suoi persecutori si sottoponesse alla morte di croce senza reagire. Hai voluto che tuo figlio portasse sulla croce tutto il male del mondo, il nostro peccato.

E’ vero: Signore, il male rimane sempre un mistero di iniquità che non trova alcuna giustificazione. Non trova giustificazione la vendetta. “L’occhio per occhio e dente per dente” è una legge di morte. Non è fatta per la nostra umanità. Distrugge l’uomo e la sua vita. Distrugge alle radici la convivenza civile. Condanniamo senza riserve il gesto omicida che ha portato alla morte Francesco. Lo condanniamo senza pietà. Ma ti chiediamo il perdono, Signore, il perdono per noi e per colui che si è macchiato di tanta ferocia.

Qui desidero che venga rinnovata dai presenti la professione di fede cristiana. Altrimenti non avrebbe senso tanta presenza e partecipazione. Non avrebbe senso portare un defunto in chiesa, pregare per lui, celebrare anniversari e trigesimi. La fede cristiana crede nel perdono e non ammette la ritorsione e la vendetta. La Parola di Dio che abbiamo appena ascoltato nella I lettura tratta dal libro del Siracide ci ha ricordato ed ha esaltato la grandezza dell’uomo, la vera grandezza della nostra umanità: il Signore ci ha creati a sua immagine rivestendoci di forza. “Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro per pensare”: Li riempì di scienza e d’intelligenza e mostrò loro sia il bene che il male. Pose il timore di sé nei loro cuori, per mostrare loro la grandezza delle sue opere, e permise loro di gloriarsi nei secoli delle sue meraviglie. Loderanno il suo santo nome per narrare la grandezza delle sue opere. Pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita”. È impressionante ritrovare in questo brano il richiamo a tutti i doni che il Signore ci ha fatto. Doni che diventano compiti e responsabilità nel costruire relazioni umane fondate sul rispetto dell’altro e nell’amministrare le opere della creazione che Dio ha affidata alle cure ragionevoli dell’uomo. A differenza delle altre creature, l’uomo può pensare! Ogni capacità donatagli è orientata a pensare: il poter discernere con la mente, esprimere con la lingua, accorgersene con la vista e con l’ascolto. Questa mente capace di discernere il bene ed il male purtroppo può sprofondare nell’oscurità delle tenebre. Quel cuore che è sede dei sentimenti si ammala al punto di covare odio e vendetta. Quale più grande contraddizione.

Una grande indicazione per il futuro ci consegna oggi la Parola di Dio: «Guardatevi da ogni ingiustizia!» e “a ciascuno Dio ordinò di prendersi cura del prossimo. Tutto per “prendersi cura del prossimo” (cf Sir 17,14): questa è la via che il Signore indica a chi crede. E’ questo il comandamento che assicura la realizzazione di rapporti umani veramente fraterni! “Mi preoccupo” del fratello è questa la via che ognuno di noi è chiamato a seguire. Non dimentichiamo che una sola cosa ci accomuna tutti: la morte. Ed essa viene nel momento in cui non ti aspetti. Ed allora auguriamoci che non tramonti il sole sulle nostre teste senza esserci riconciliati con Dio ed i fratelli. Ed ogni sera – come insegniamo ai bambini – facciamoci il segno della croce e diciamo: “Signore perdonami, non ho fatto tutto quello che avrei dovuto fare ” o “avrei potuto fare meglio e di più”. L’esame di coscienza ben fatto davanti a Dio ci porta a dire che tutti siamo per la nostra parte corresponsabili del male che c’è nel mondo.

Ed allora ben venga l’invito di Gesù a diventare come i bambini. Guardiamo i bambini che Egli ci addita a modelli. La ragione è semplice: la loro innocenza ed incapacità a fare il male li rende vicini al regno di Dio. Saremo perciò degni di fronte a Dio non quando ci saremo fatti ragione da soli, ma quando avremo vissuto il Vangelo delle beatitudini, del “Beati i miti”, i non violenti, “perché vedranno Dio”.