Ma tu dov’eri?

13 agosto 2016. È sabato sera, sono le nove e vorrei andare a Martone per seguire l’esibizione di Francesco Loccisano, che suona al Grande Sud Context con Francesco Sicari, Fabio Macagnino, Mujura ed Eugenio Bennato. Faccio però un piccolo sbaglio. Nonostante sia interista vado a salutare gli amici dello Juventus club DOC, che hanno appena inaugurato la loro sede in via Matteotti a Locri. Un abbraccio con Francesco Tomaselli, l’osannato presidente. Seguono i soliti sfottò con i rivali di sempre, e poi che fai, non gradisci? Mi offrono Una birra, due panini vegani e per chiudere due bicchieri di spumante e brindisi ai loro successi. Finisce che mi gira la testa per l’allegria e l’alcol, e non me la sento di mettermi in macchina fino a Martone. Mesto cambio di programma, vado per rientrare a casa, ma passo davanti al Municipio e vedo movimento. Entro d’impulso nella corte di città: sta per iniziare un concerto. Mi siedo accanto a un amico e intanto do la prima occhiata  all’opuscolo che mi hanno consegnato all’ingresso: Archetipo Ensemble. Disposti sul palco con due chitarristi a destra, al centro la cantante con uno sfavillante abito di un viola iridescente, colore che adoro. Una percussionista a fianco della cantante e un’altra chitarrista sulla sinistra, che poi scoprirò suonare il liuto cantabile.

La formazione sul palco è perfetta per comprendere la diversificazione dei ruoli, e incuriosisce un po’. Leggo meglio nell’opuscolo: Lorodinapoli, quasi tutte canzoni napoletane d’epoca. Vabeh, non è proprio il mio genere, ma rimango, perso per perso. E invece mi perdo io, ascoltando la voce della cantante Ausilia D’Antona, in alcuni brani in coppia con quella di Assunta Recalina, la percussionista; circuito e quasi rapito dal virtuosismo degli strumentisti. Melodie perfettamente ricostruite e appoggiate come un velo di seta sulle doti liriche della cantante, che lasciano intravedere un lavoro profondo di ricerca storico-musicale. Ogni brano viene presentato con passione e morbida dialettica dalla D’Antona, che scopro bravissima anche a comunicare, non solo a cantare. Insomma, sarà stato per la allegra bevuta juventina, ma mi lascio catturare da quelle note sopraffine e le mie mani sono incontrollabili nell’applaudire a ogni fine brano per dimostrare il mio entusiasmo.

Tra le tante canzoni mi coinvolgono di più ‘E spingule francese e Michelemmà, ma soprattutto il ritmo della trascinante Vesuvio, splendidamente cantata in coppia con la Recalina. Mi chiedo come sia stato possibile per me scoprire una simile perla così, per caso, aprendo distrattamente un’ostrica, quando avrei dovuto essere in tutt’altro posto. Ma sono proprio questi i preziosi arabeschi del caso.

Nelle pause tra i brani mi guardo intorno. Fa decisamente freddino anche se è agosto, e le sedie non sono tutte occupate, come meriterebbe questo spettacolo. Un’occasione sfruttata a metà per Locri, mi dico. Possibile che solo col Giugno locrese e con il Barbiere di Siviglia si riempia la corte di Città? Questo spettacolo avrebbe meritato il miglior pubblico, ma tu, locrese, dov’eri? Dov’ero io, anzi, che me lo stavo quasi per perdere.

E così mi dico che dovremmo avere più fiducia di fronte a certi eventi, azzardare di più, soprattutto nel gratificare ciò che non conosciamo, perché da queste esperienze possono nascere nuove emozioni, si possono scoprire aspetti interiori e affinità che non sospettavamo di possedere. Dobbiamo essere più curiosi, non accontentarci di quello che ci rimbalza troppo facilmente davanti agli occhi, ma privilegiare la visione laterale, e magari scopriremo nuovi insperati tesori da valorizzare, come è capitato a me. Un grazie sentito quindi, all’Archetipo Ensemble soprattutto, ma anche a chi ha favorito la realizzazione di questo evento: all’amministrazione di Locri, all’assessore alla Cultura e all’Accademia Senocrito, alla gente che c’era.

Ma proviamo a esserci tutti a occupare quelle sedie, la prossima volta…

Antonio Milicia

Archetipo-Ensemble