LOCRI – “Questa chiesa è la tua casa, Liliana. Noi siamo dalla parte dei vinti. Noi lo siamo, altrove non lo so. Cappella “Maria Santissima di Lourdes” dell’ospedale di Locri, ieri  poco prima delle undici. L’omelia di don Giuseppe Maria Zurzolo, durante la messa domenicale in cui, come ogni anno, viene rivolta una preghiera alla memoria del giovane Massimiliano Carbone, ucciso a soli trent’anni perchè colpevole di amare, è ancora più incisiva di quella dello scorso anno, quando ricorreva il tredicesimo anniversario del barbaro omicidio di Massimiliano: squarcia un velo d’ipocrisia e di basso e sterile pettegolezzo che da ormai quattordici anni a Locri sembra avvolgere il caso, mostrando un affetto verso i familiari, in primis verso mamma Liliana “Che non dev’essere manifestato solo con una carezza durante le occasioni solenni, come a dire “io ci sono”. No – ha proseguito don Giuseppe – bisogna soprattutto pregare per questa famiglia che ha dovuto subire in questi quattordici anni non solo il dolore atroce della tragica scomparsa di un bravo ragazzo, ma anche le maldicenze, i pettegolezzi e le chiacchiere che questo paese non ha risparmiato a Liliana, che potrebbe scrivere un’enciclopedia per quante ne ha sentite. Liliana – ha detto rivolgendosi dritto alla madre, seduta in prima fila – non sei sola, anche se in questi anni ti hanno lasciato da sola in tanti: compresa certa stampa e certo Stato”. Già, lo Stato. Tra i numerosi presenti stamattina, anche una delegazione dell’Arma dei Carabinieri, composta tra gli altri dal comandante del Gruppo di Locri Colonnello Gabriele De Pascalis, e dal comandante della Compagnia di Locri Maggiore Rosario Scotto di Carlo, che a fine messa hanno inteso salutare Liliana Carbone (che stamani ha pubblicato una lettera al figlio del compianto Massimiliano, pubblicata da “Gazzetta del Sud”) e rivolgerle parole di conforto, segno di una vicinanza particolare che, a memoria dei presenti, l’Arma non aveva mai manifestato in precedenza, almeno in occasione della celebrazione della messa in memoria di Massimiliano. Quando ha preso la parola Liliana, molti dei presenti si sono commossi, specie quando ha rivolto un sentito pensiero ai familiari delle altre vittime di mafia. “Questo è un momento di compassione – ha detto – e mi rivolgo a tutto voi, pregandovi di non dimenticarci. Non cerchiamo la verità giudiziaria, non vogliamo il carcere e la costrizione, ma vogliamo sempre avere la forza di affrontare il supplizio quotidiano, affinchè il dolore di chi soffre non sia inutile e anzi, possa divenire l’occasione per essere più forti”

di Gianluca Albanese tratto da lentelocale.it

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