Ieri presso la Corte di assise di Locri dove si sta concludendo il processo per l’omicidio di Vincenzo Cordì, rinvenuto cadavere il 13 novembre 2019 in località Scialata di San Giovanni di Gerace, è stata la volta dell’avv. Ferrari che difende Susanna Brescia, accusata di aver ucciso  Vincenzo Cordì, contro la quale la Procura ha contestato una serie di aggravanti, quali l’aver commesso il fatto «con premeditazione, costituita dall’aver realizzato il delitto dopo un considerevole lasso di tempo dalla sua ideazione con la programmazione ordinata delle modalità e dei mezzi esecutivi», nonché «attraverso un mezzo insidioso, consistito nell’avergli dato fuoco dopo averlo tramortito, adagiato sul sedile anteriore destro dell’autovettura e cosparso, assieme alla stessa, di benzina». Per l’avv. Menotti – Ferrari non si puo’ condannare Susanna Brescia perché non vi sono certezze di una sua partecipazione al delitto . La difesa di Brescia cita la telefonata intercorsa la sera del delitto tra l’imputata e il figlio di lei Francesco Sfara, registrata alle 23:17 dalla durata di 18 secondi , prova secondo la difesa della mancata presenza della donna sul posto dove è avvenita del crimine.

La Procura ha concluso con le richieste di condanna per Susanna Brescia (ergastolo), Francesco Sfara (30 anni di reclusione) Giuseppe Menniti (30 anni) e assoluzione per Giuseppe Sfara. Per le parti civili è intervenuto l’avv. Rocco Guttà, mentre per gli imputati hanno discusso gli avvocati Antonio Ricupero, Girolamo Curti e Francesco Macrì.

Giuseppe Mazzaferro- Telemia