R. e P.

Da sempre quello relativo alla facoltà, o alla libertà, o al diritto dei media di rendere pubbliche le informazioni di cui vengono in possesso è un argomento molto dibattuto.
Da una parte ci sono gli estremisti del si i quali sostengono che la gente deve essere messa al corrente, senza se e senza ma, su tutto mentre dall’altra ci sono quelli che, per buonismo, per opportunità (o opportunismo), per sensibilità, pensano che alcune notizie vadano ammantate di un sano silenzio che, a conti fatti, coincide con la censura.

Al Tg delle 20,00 di LA7 di ieri 21 gennaio 2023 la rete ha deciso di non mandare in onda la parte di un filmato in cui un rappresentante dell’estrema destra svedese durante una manifestazione brucia un Corano per protestare contro la posizione della Turchia contraria all’ingresso della Svezia nella NATO per il fatto che quest’ultima accoglie sul suo territorio appartenenti al partito curdo del PKK che dal 1978 conduce una lotta senza quartiere per l’indipendenza dalla prima.

La giustificazione per la scelta fatta sarebbe quella di non volere mostrare un gesto che rappresenta un oltraggio a una religione.

Non sono abituato a bermi tutto quello che mi viene detto e questa meno ancora.
Penso, sapendo di fare peccato ma sicuro di indovinare, che, piuttosto, il network di Urbano Cairo si sia ricordato di quanto accaduto a Charlie Hebdo nel 2015 e abbia deciso di tenersi alla larga da possibili analoghe conseguenze.

Il che è assolutamente legittimo ma ha poco da spartire con il Giornalismo con la G maiuscola.
Avrei capito non far vedere i corpi straziati di un attentato, l’accoltellamento di un passante da parte di un folle, un parto, in orario protetto, osservato dalla parte del ginecologo ma questa del Corano bruciato no.

E ancora meno la capirei se, al fondo, ci fosse il convincimento che i telespettatori non siano in grado di metabolizzare la notizia.
Qualcuno dovrebbe dire a questi Soloni che continuare a sottostimare la gente e guardarla dall’alto del loro quarto d’ora di celebrità è un eccesso di presunzione che alla lunga si ripercuote sugli ascolti che sono il loro pane quotidiano.

E poi non vengano a dire che non li avevamo avvertiti.

Sergio Salomone