Avevano un contratto part-time da 4 ore al giorno, ma erano costretti a lavorare per 10 ore, con massimo 3 giorni di riposo al mese (decurtati dalla busta paga) e svolgendo qualsiasi tipo di mansione fosse necessario. Succede nel catanzarese, dove il legale rappresentante di una attività commerciale è stato arrestato questa mattina dai Carabinieri.

La vicenda nasce nel gennaio del 2024, quando due lavoratori riportarono le condotte illecite del datore di lavoro. Il racconto è stato successivamente approfondito e verificato dai militari, che assieme al Nucleo Ispettorato del Lavoro sono riusciti a far emergere un quadro grave a carico dell’imprenditore, accusato di sfruttamento del lavoro ma anche di estorsione e di intermediazione illecita.

Confermata la tristemente nota – seppur diffusissima – prassi del finto part-time, con lavoratori impiegati fino a 10 ore e più in varie mansioni, spesso molto differenti rispetto a quelle dichiarate, come nel caso di alcune cassiere impiegate come addette alla pulizia. Verificato anche il mancato rispetto circa i giorni di riposo, che potevano essere al massimo 3 in un mese, e che venivano conseguentemente decurtati dalla busta paga.

Successive indagini hanno però permesso di svelare anche un altro reato, ossia il mancato versamento dei contributi previdenziali nei confronti di tutti i dipendenti. Un ammanco stimato in oltre 166 mila euro. Emerso inoltre un sistema di videosorveglianza illecito, oltre al versamento di parte dello stipendio in contanti: e chi non accettava veniva licenziato.

Elementi che hanno spinto il gip del Tribunale di Catanzaro a chiedere l’arresto dell’imprenditore, posto ora ai domiciliari in attesa della conclusione delle indagini preliminari, ma anche il sequestro preventivo dell’attività, con contestuale nomina di un amministratore giudiziario e finalizzata alla confisca.

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