«L’attività di indagine ha disvelato, in particolare, ancora una volta come la criminalità organizzata della fascia jonica del territorio della provincia reggina gestisca, in Italia e all’estero (Germania, Belgio e Paesi Bassi), consistenti e lucrosi affari illeciti, avvalendosi di una fitta rete di sodali costituita, in massima parte, dai componenti delle stesse famiglie di ’ndrangheta».

 

È quanto scrive il gup di Reggio Calabria Vincenzo Quaranta nelle motivazioni della sentenza del maxiprocesso, che si è svolto con il rito abbreviato, nato dalle indagini denominate “European ’ndrangheta connection – Pollino”, che si è concluso nel novembre scorso con 34 condanne per complessivi 411 anni di reclusione e 8 assoluzioni a conferma dell’impianto accusatorio rappresentato dai magistrati della Procura distrettuale antimafia, sulla scorta delle indagini eseguite da Polizia e Guardia di Finanza.
Nella motivazione si evidenzia che «le indagini hanno consentito di acclarare l’attuale operatività della cosca Pelle-Vottari, storicamente egemone sul territorio di San Luca, che grazie alle cointeressenze con altri sodalizi ascrivibili al Mandamento Jonico della ’ndrangheta, e con l’apporto anche di clan camorristici operanti in Campania, fa del narcotraffico internazionale la propria principale attività criminale, fonte di elevatissimi redditi illeciti, da riciclare in attività economiche, sia in Italia che all’estero».

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