Se io fossi un Magistrato, un Poliziotto, un Carabiniere, un Finanziere oppure un Agente dei  Servizi Segreti, mi sentirei umiliato ed offeso al pensiero che, nella terra dove svolgo le mie
prerogative d’ufficio, nei Comuni ed anche nelle Aziende Sanitarie, per “ripristinare la legalità”,  compromessa da presunti inquinamenti del malaffare e dalla corruzione, si scavalcano le mie
prerogative, le mie funzioni istituzionali, e le si affidano, niente popodimenocchè, a dei funzionari  di Prefettura.
Sono un Medico, un Anestesista Rianimatore. Antico, avrebbe detto una grande Uomo del  passato, non vecchio. In quaranta anni di attività professionale, ho accumulato un po’ di esperienza. E sono sinceramente mortificato che, in questi decenni che abbiamo alle spalle, ma soprattutto  oggi, nel corso di questa terribile pandemia, chi governa la Sanità in Calabria, Generali di tutte le Armi oppure funzionari di vario ruolo, delle Prefetture, non abbiano sentito il bisogno di  coinvolgere, per affrontare questa drammatica vicenda, le organizzazioni di rappresentanza della mia categoria. La quale categoria, (penso alla AAROI EMAC, quella degli Anestesisti Rianimatori,oppure all’O.dei M.), qualche cosa, in merito alla gestione di questa pandemia, avrebbe forse  potuto dirla.
Il dibattito che affiora sui mezzi di comunicazione è avvilente. Si risolve nel demolire un “cavallo di  parata” e tentare di sostituirlo con un altro. Addirittura, qualcuno ha lanciato un sondaggio: candidatura nello stile delle nomine dei parlamentari 5S : chi prende più like vince.
Nello scorso mese di Aprile, o giù di lì, in una videoconferenza alla quale partecipavano i  rappresentanti delle strutture sanitarie private con la Commissione della ASP di Reggio Calabria  ed il Direttore Sanitario della stessa, in rappresentanza dello Studio Radiologico, io stesso,  insieme ad un collega Anestesista, antico e molto più prestigioso di me, offrimmo, alla ASP la disponibilità dello Studio Radiologico di dare supporto, con personale e tecnologie radiologiche, all’Ospedale di Locri. Io ed il mio Collega, sul piano personale, offrimmo la nostra disponibilità ad  effettuare turni in Rianimazione ed in Terapia Intensiva, sempre di supporto all’Ospedale di Locri, in forma assolutamente gratuita.
Ad oggi, sia io che il Collega succitato, stiamo aspettando una risposta.
Questa mattina, un amico mi ha inoltrato una dichiarazione propagandistica del Presidente f.f.
della Giunta Regionale, il quale, in una sede che non definirei la più opportuna, vista la grandiosità  della Cittadella ed il comodo ufficio del Presidente, comunica al popolo di essere riuscito ad ottenere 120 posti di terapia intensiva da aggiungere agli esistenti, in quattro ospedali da campo.
Il tutto per rasserenare i cittadini calabresi che, udita questa notizia, potranno essere meno  preoccupati e più sereni. Benissimo, verrebbe da dire. Mi permetto, educatamente, di dare un consiglio al Presidente f.f.: chieda al nuovo Commissario straordinario, comunque si chiami, oppure ai Commissari delle ASP di Reggio o di Catanzaro, se il personale, per mettere in attività i 120 posti miracolosi, è compreso nel pacchetto oppure la gestione sarà a carico dello stesso personale che, con sacrifici inenarrabili, tenta di gestire, come meglio può, combattendo la stupidità burocratica ogni giorno (e notte), le terapie intensive esistenti. Perché senza il personale addetto, questo “regalo” si tradurrebbe immediatamente in ceffone ai calabresi che si bevono, ormai da decenni, di tutto e di più.
È diventato una litania, non è più una novità per nessuno, il principio che le Terapie Intensive e prima ancora i Pronto soccorso degli Ospedali, devono essere riservati, esclusivamente, ai pazienti acuti, per i quali è richiesto, inevitabilmente, il ricovero in Ospedale o in Terapia Intensiva.
Per andare in questa direzione è obbligatorio che funzioni il filtro nel territorio. Perché non può essere caricata tutta la patologia, COVID o non COVID, sui P.O. I MMG, che nel proprio ambito devono essere i punti di riferimento, non possono essere lasciati soli a svolgere questo compito.
Erano state previste le USCA, con il compito di seguire a domicilio i pazienti che risultavano positivi al tampone molecolare, proprio per ridurre la pressione sui P.S. Ebbene, questo nuovo servizio sanitario territoriale, avrebbe dovuto coprire bacini di, massimo, 50 mila abitanti. In provincia di Reggio, ne è stato costituito uno, con sede a Marina di GioiosaJ, a Maggio u.s. Dopo mille tentennamenti, i tre ripristinatori di legalità, si erano finalmente decisi al grande passo.
I Medici impegnati (nessun infermiere) furono da subito utilizzati per eseguire tamponi, mai per assistere i Pazienti COVID positivi, ragione per la quale era nato il servizio. Estenuante la vita di
questi professionisti che si videro costretti a fare il proprio dovere scontrandosi con la solita stupidità di una burocrazia inefficiente. Niente frigorifero, per settimane, dove potere conservare i tamponi effettuati. Niente computer per registrare i Pazienti afferenti al servizio. Ad uno dei Medici
che poneva garbatamente il problema della necessità di tracciare i pazienti venne risposto, con garbo e delicatezza, di non rompere i c……i e di fare come si faceva nell’800, con carta e matita. Scontri permanenti con chi avrebbe dovuto mettere a disposizione i DPI ed i prodotti per disinfezione. Ostruzionismo da parte di chi invece avrebbe dovuto collaborare ritirando i tamponi da processare, tanto che più volte il Medico di servizio era costretto a recarsi personalmente a Reggio per consegnare i tamponi. E via elencando. Alcuni di questi Professionisti, solo dopo alcuni mesi, gettavano la spugna, incapaci di tollerare l’intollerabile. Delle sei USCA previste dal DPCM recepito dalla Giunta Regionale, fino ad ottobre, erano stati aperti solo un paio, nelle condizioni su descritte ed anche peggio. Oggi la situazione è lievemente migliorata, ma siamo ancora ben lontani dagli standard previsti. È proprio di oggi la notizia, che se fosse confermata rappresenterebbe l’ennesima beffa, che nelle USCA di Marina di Gioiosa e di Reggio, sarebbero finiti i tamponi. Per intenderci, un cotton fioc leggermente più lungo con una provetta.
Allo Studio Radiologico, da settembre abbiamo intrapreso una iniziativa autonomamente, per tenere sotto controllo il personale dipendente, un centinaio di persone. Ogni 15 giorni, viene effettuato a tutti, il tampone antigenico. Nel caso in cui si rileva un positivo, si invia alla USCA per la conferma. Il dipendente che risulta positivo viene, comunque, invitato a restare in quarantena nel proprio domicilio. Tutti gli operatori esterni, consulenti Medici, tecnici o fornitori, vengono sottoposti a tampone o presentano certificazione di averlo effettuato, prima di consentirne l’accesso nella struttura.
Una proposta minima, operativa. Mettendo in rete, i Comuni, MMG, Volontari ed associazioni di volontariato, CRI, forze dell’ordine, ecc, coordinati dalla Protezione Civile, eseguire tamponi antigenici in drive in, a tutte le categorie a rischio, familiari di soggetti già contagiati e con tampone positivo, così da mappare una larga parte della popolazione e filtrare in questo modo gli accessi alle USCA. Restituendole alle stesse USCA le originarie e preziose funzioni che erano state previste.
In attesa che i Partiti politici, riacquistino il ruolo per cui si è riconquistato, con la guerra di
liberazione, il loro diritto di esistere, facciamo qualcosa, insomma, che ci riporti al senso di comunità, per cui di fronte ad una enormità come la pandemia, la risposta della comunità diventa corale e coinvolge ognuno, per le proprie capacità e le proprie funzioni. Cercando, ognuno nel proprio ruolo, di non lasciare indietro nessuno. Rinunciando, perché l’emergenza lo impone, al quarto d’ora di inutile propaganda e facile consenso. Rivendicando diritti, quello alla salute in primo luogo e poi quello alla dignità di un reddito per chi non ce l’ha o per chi il reddito lo perde a causa dell’obbligo di interrompere l’attività. Come diritto fondamentale. Riconquistare il gusto ai “diritti” collettivi. Quelli sanciti dalla Costituzione. Rimettere al centro l’art 3 sottolineando che “…..È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Isidoro Napoli