Giuseppe Zuccatelli usa il vecchio trucco (a 76 anni, che tenerezza).
Prima lascia che il cellulare squilli. Lo spegne. Poi lo riaccende e finge: «Pronto? Pronto? Non sento…».
Quando fanno così, di solito, le possibilità sono due: o hanno apparecchiato un’intervista con qualcuno che gli garantisce domande spedite in anticipo; oppure stanno trattando.
Cosa?

Nel caso di Zuccatelli, forse, le dimissioni: quindi c’è la concreta possibilità che l’appena nominato «nuovo commissario straordinario» alla Sanità calabrese vada considerato già quasi come un ex.
Ma seguite il riepilogo di questa storia: il suo predecessore, il generale Saverio Cotticelli, durante un’intervista a Titolo V, su Rai3, la scorsa settimana, scopre di essere lui quello che avrebbe dovuto preparare il piano Covid; nel giro di qualche ora, giustamente, si dimette; poi però forse si pente, forse è mal consigliato, comunque domenica sera va da Giletti a Non è l’Arena e impapocchia il sospetto di essere stato drogato, spiega di non essersi insomma reso conto di parlare a un giornalista, e infatti a casa gli dicono «non sembravi nemmeno tu», ma questo forse solo perché poi stava troppo tempo in ufficio e se l’erano un po’ dimenticato, com’è.

La gloriosa stagione del Pci

Ecco allora comparire sulla scena, spedito in fretta da Palazzo Chigi, un altro strepitoso personaggione: il suo sostituto, appunto Giuseppe Zuccatelli, uno che fa il manager sanitario da quarant’anni in giro per l’Italia, con ultima tappa proprio la Calabria, dov’è sceso l’anno scorso con risultati a dir poco discutibili (nella Rsa cosentina Villa Torano, gli agenti delle pompe funebri erano seduti fissi sui divani della hall).
Zuccatelli, raccontano, è piuttosto politicizzato, arriva da sinistra, si è fatto tutta la gloriosa stagione del Pci, consigliere comunale a Cesena e poi tanti anni anche in sezione, giurano che sia bersaniano, di certo è stato invano candidato alla Camera per Leu, prendendo i voti di qualche amico delle elementari e nemmeno di tutti i parenti.
Però è proprio lui che incaricano per gestire l’emergenza sanitaria in Calabria, già zona rossa, perché l’assedio del Covid è tremendo, e spaventa (considerate che la regione ha dovuto recentemente subire pure la scomparsa di una presidente come Jole Santelli, politica di rango, ora sostituita dal suo vice leghista Nino Spirlì detto Dudù — in omaggio al primo barboncino del Cavaliere — rarissimo esempio di gay omofobo, autore del libro Diario di una vecchia checca, che a La Zanzara, da Cruciani&Parenzo, ha sentenziato: «Mussolini, diciamolo, ha fatto cose positive»).
Insomma non c’era bisogno di un altro che straparlasse.
E invece.
I video che girano mettono i brividi.