E’ il giorno della Festa del Papà più triste della storia: oggi, 19 Marzo, l’Italia supera la Cina per numero di morti e diventa ufficialmente il Paese con il numero più alto di vittime in tutto il Mondo per l’epidemia di Coronavirus che dilaga da almeno un mese in pianura Padana. Nelle ultime 24 ore sono decedute altre 427 persone. I nuovi casi di contagio accertato sono 4.480 (record giornaliero dall’inizio dell’epidemia) e ci sono stati 415 nuovi guariti. Il bilancio complessivo dell’Italia è adesso di:

  • 41.035 contagiati
  • 3.405 morti
  • 4.440 guariti

Le persone attualmente ammalate, quindi, sono 33.190, così suddivise:

  • 15.757 ricoverate in ospedale 
  • 2.498 ricoverate in terapia intensiva
  • 14.935 in isolamento domiciliare

Il superamento dei morti della Cina è il dato più rilevante, considerando che la Cina ha oltre venti volte il numero degli abitanti dell’Italia e che in Cina l’epidemia sia iniziata almeno due mesi prima rispetto al nostro Paese. Inoltre in Cina il numero dei morti giornalieri è ormai fermo a una decina, mentre in Italia dobbiamo essere consapevoli che continuerà a crescere di centinaia almeno (nella migliore delle ipotesi) per altre settimane.

Coronavirus, l’esperto: “siamo ancora nella fase di crescita dell’epidemia, dobbiamo tenere duro e non mollare”

La proroga della chiusura delle scuole è indispensabile. Siamo ancora nella fase di crescita dell’epidemia in Italia e occorre tenere duro. Non possiamo mollare“. A dirlo all’Adnkronos Salute è il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco, commentando così le parole del ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, secondo la quale si andrà nella direzione di prorogare lo stop dopo il 3 aprile. “Siamo in una fase di crescita, anche se nelle Regioni del Centro-Sud sembra di vedere una crescita lenta, e questo fa ben sperare“. “Timidi segnali che – insiste Pregliasco – fanno ben sperare. Ora però occorre tenere duro“. Quanto alla questione dei tamponi, “vanno fatti di più ma con una strategia, individuando gli ambiti territoriali in cui sono più utili o situazioni di rischio, quali ad esempio quelle degli operatori sanitari, conclude“.
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