Terra benedetta dalla natura e maledetta dalla incapacità degli uomini
C’ERA UNA VOLTA LA RIVIERA DEI GELSOMINI
Aristide Bava
SIDERNO – Una volta gli abitanti della Locride erano felici di potere chiamare la loro terra “La Riviera dei Gelsomini”, grazie alle tante piantagioni del profumato fiore che inondava del suo profumo, soprattutto nelle ore notturne, l’intero territorio che va da Palizzi a Monasterace. Queste piantagioni che, peraltro, davano una grande spinta economica grazie anche al vecchio mestiere delle “gelsominaie” che si dedicavano alla raccolta e alla vendita del fiore, utilizzato anche per i profumi adesso non ci sono piu’ . Rimane, però, la bellezza del territorio deturpato solo parzialmente dalla mano dell’uomo con qualche costruzione selvaggia che, comunque, non ha tolto il suo fascino alla bellezza selvaggia delle spiagge basse e sabbiose che si alternano, in alcuni tratti alle rocce a picco sul mare, e a molte colline, ancora ricche di agrumeti e ulivi . Il tutto arricchito da un patrimonio storico-culturale che rimane certamente una grande risorsa, anche se poco sfruttata, del territorio della Locride che ha vissuti momenti variegati di culture e civiltà diverse .

 

 

Una natura meravigliosa che si mescola alla storia antica che si può riassumere dai ritrovamenti negli scavi di Locri Epizefiri e di Monasterace – Kaulonia dalla stupenda Villa Romana di Casignana e dai suoi splendidi mosaici, dai resti delk Naniglio di Gioiosa Jonica , dai tanti castelli del suo entroterra dai maestosi Palazzi dei suoi borghi antichi . Una terra che ha ospitato i Bizantini e i Normanni dove esistono ancora monasteri e santuari di notevole bellezza e dove soprattutto le bellezze e il fascino dei borghi antichi riescono ad incantare i visitatori con alcune punte di diamante come Gerace, con la sua Cattedrale normanna; Stilo con la pregevole architettura della Cattolica bizantina, Bivongi con le spettacolari cascate del Marmarico. Oppure con la sua fascia costiera che comprende suggestive località balneari e ampie e lunghe spiagge tra le quali anche quella di Riace resa famposa in tutto il mondo per il ritrovamento dei Bronzi. Una terra meravigliosa dovbe la qualità della vita, piaccia o non piaccia, è certamente trale migliori del mondo favorita anche da un microclima unico che non solo fa bene alla salute ( è stato accertato da appositi studi universitari9 ma favorisce anche la coltivazione di risorse di nicchia come il bergamotto, l’annona, piante officinali, e il famoso e inimitabile vino greco. E di prodotti gastronomici “speciali” come l’olio oliva “Grossa di Gerace”; la ricotta affumicata di Mammola, il caciocavallo di Ciminà’, il pane di Platì , di Mammola e di Canolo tanto per citare solo alcune delle specialità piu’ note del territorio. Una terra ,pero, che si porta appresso tante carenze sociali che probabilmente sono la classica palla al piede che impedisce il suo sviluppo economico . Un territorio che, malgrado le sue bellezze, il suo grande patrimonio storico culturale , le sue prelibatezze economiche, non “richiama”.

 

E la domanda nasce spontanea. perchè ? Una domanda alla quale non è semplice dare risposte precise anche se viene subito spontaneo pensare che la Locride rimane precaria , limitata e carente di servizi essenziali che per il “forestiero” sono essenziali : carenzadi strutture sanitarie , scarsa efficienza della viabilità, mancanza di servizi di trasporti e collegamenti , posti letto limitati che favoriscono poco il grande turismo. scarsa incisività della promozione del territorio e quant’altro. Soliti luoghi comuni, certo. Ma, purtroppo amare verità che probabilmente non si sono mai affrontate nel modo giusto anche se negli ultimi anni gli sforzi delle cooperative turistiche e degli albergatori hanno portato a qualche risultato positivo in piu’ facendo aumentare la percentuale dei visitatori. Troppo poco, però per una terra che ha molti presupposti per lasciare spazio ad una strategia di rilancio economico che potrebbe anche limitare la spoliazione giovanile e creare forme occupazionali durature. Ed è proprio in questa direzione che bisogna inseguire il sogno di sviluppo della nuova “Riviera dei Gelsomini”. Credere ancora, malgrado tutto, nelle possibilità di una terra benedetta da Dio ma maledetta da una mentalità sbagliata della politica e dalla incapacità degli uomini che anziché adoperarsi per sfruttare le sue grandi potenzialità l’hanno abbandonata a se stessa.