fonte: Gianluca Albanese – lentelocale.it

LOCRI – «L’abuso e l’uso cronico di alcol è la prima causa di morte per incidenti stradali nella fascia anagrafica compresa tra i 15 e i 24 anni, e il 90% degli stupri commessi (e di quelli subiti) è sotto l’effetto dell’alcol». Sono alcuni tra gli allarmanti numeri forniti dal medico locrese Nicola Rulli, da sempre in prima linea nella prevenzione delle malattie e nella diffusione dei corretti stili di vita «Perché – spiega  – il vero medico di medicina generale deve impedire che la malattia accada e non limitarsi a rincorrere le emergenze».

La stagione estiva è appena iniziata, e con essa la movida notturna che troppo spesso – anche a queste latitudini – viene spesso intesa come occasione per farsi sopraffare dalla sottocultura dello “sballo” a tutti i costi, che finisce per dare la stura a quello che il dottore Rulli definisce «Un fenomeno che tende ad aumentare sempre di più, ovvero l’uso e l’abuso di bevande alcoliche da parte dei giovani. Noi medici di base abbiamo chiaro il termometro della situazione – prosegue – perché abbiamo in carico tutti gli aspetti sanitari, sia quelli che riguardano il singolo paziente che l’intera comunità, ecco perché puntiamo molto sulla prevenzione per mantenere livelli sostenibili di spesa sanitaria e agire sui fattori modificabili che determinano l’insorgenza delle malattie. Uno dei principali è l’alcol, fattore di rischio di contrarre malattie cardiovascolari, neurologiche e psicologiche, epatiti e cirrosi, ma anche neoplasie e rapporti sociali alterati, determinando forti squilibri economici in seno alle famiglie e all’intera società».

Ma come fa ad accorgersi un medico di famiglia dell’insorgere di questo triste fenomeno? «Occorre anzitutto stabilire, tra medico e paziente, quel rapporto di fiducia e di empatia, in modo che il paziente si liberi di ogni dubbio e di ogni ansia e il medico abbia un quadro più possibile ampio per poter agire efficacemente. Purtroppo, quando vediamo che ci vengono richiesti dei certificati per la riammissione ai corsi necessari a ottenere il rinnovo della patente – precedentemente ritirata dopo la prova del cosiddetto “palloncino” – è già tardi. Già la singola “sbornia” fa male, figuriamoci l’abuso o l’uso cronico di bevande alcoliche, che comincia a verificarsi già nel corso dei viaggi d’istruzione a scuola. Basti pensare – aggiunge il medico – che il 14% dei soggetti che assumono alcol tutti i giorni diventa dipendente perché l’alcol è come una droga, come un farmaco».

Pertanto, risulta utile conoscere le cause che avvicinano i giovani all’abuso o all’uso cronico di alcol. 

«Sicuramente – premette Nicola Rulli – la sottocultura dello “sballo”, ma anche lo spirito di emulazione, il fascino perverso e distruttivo dei “riti di iniziazione” in gruppo, la fragilità di molti giovani e la noia e la mancanza di motivazioni:quest’ultima appare più comune tra chi appartiene a famiglie benestanti, segno che alla crescita economica della famiglia non ha fatto seguito la trasmissione di adeguati valori morali, e non si deve nemmeno trascurare l’effetto-reclutamento che ha il consumo cronico di cocktail in cui l’alcol viene mischiato con bevande zuccherine, che coinvolge principalmente giovanissimi e ragazze. Se si tiene conto del fatto che la vita media si sta allungando sempre di più, il rischio è di trovarci, un domani, con una popolazione sempre più anziana e malata e che lo Stato non riuscirà più a curare».

Ma non erano ammessi, o addirittura tollerati, uno-due bicchieri di vino al giorno durante i pasti? 

Rulli non è d’accordo.

«Spesso, si sente dire in Tv così – spiega il medico – anche da parte di soggetti professionalmente preposti, ma si tratta di un messaggio pericoloso e potenzialmente facilitatore nel percorso di avvicinamento dei giovani all’alcol, perché una persona fragile passa molto facilmente dall’uno-due bicchieri al giorno ai 4-5, specie se si tratta di adolescenti che attraversano quell’età critica in cui anche dal nostro punto di vista, passano dal pediatra al medico e molti di loro non appaiono pronti ai tanti cambiamenti che attraversano. Sta a noi medici – conclude il dottore Rulli – cercare di indurli a tirare fuori il loro disagio e a fare in modo che possano liberarsi, in modo che possano investire in fiducia nel medico, e un adolescente più consapevole dei rischi di certe condotte oggi sarà sicuramente un adulto più sano domani».