R. e P.
“La festa del Primo Maggio è una delle ricorrenze più importanti del nostro Paese, un momento esemplare per la nostra democrazia, con la Carta costituzionale che mette il lavoro a fondamento della nostra Repubblica.
Il Primo Maggio è la giornata delle lavoratrici e dei lavoratori, di chi è in cerca di un lavoro che permetta di autodeterminarsi e di realizzare i propri progetti di vita. È la giornata per rivendicare un salario più alto, più servizi e porre fine all’instabilità e alle incertezze. È la giornata di lotta delle persone che subiscono discriminazioni nei luoghi di lavoro e, anche e soprattutto, alla precarietà. Perché di precarietà si muore. Sono i dati forniti, nelle scorse settimane, dall’Inail alla Commissione bilancio della Camera dei Deputati a confermare in modo inequivocabile il legame che esiste fra precarietà e sicurezza sul mercato del lavoro. I dati riguardano il periodo 2018-2022, e non considerano ovviamente i casi imputabili al Covid. Ne emerge un dato impressionante: nel caso dei contratti a tempo indeterminato, gli incidenti mortali sul lavoro hanno una incidenza che è pari al doppio di quella che si registra nel caso di contratti a tempo indeterminato. 8,98 ogni 100mila lavoratori nel primo caso contro 4,49 nel secondo. Analoga sproporzione si registra guardando all’incidenza complessiva degli infortuni, che è stata del 3,28% per i contratti a tempo determinato contro il 2,08% per quelli a tempo indeterminato.
Dati drammatici, quindi, che non stupiscono: i contratti a termine sono assai spesso di durata molto breve e il turn over è molto elevato. Coinvolgono quindi più facilmente lavoratori meno formati, meno addestrati alla prevenzione, meno esperti e quindi meno consapevoli dei rischi. Perché la prevenzione e la formazione sono cose molto serie, non generiche e valide per ogni circostanza, ma con una elevata componente specifica, mirata alle caratteristiche peculiari del lavoro che si deve svolgere e del dove lo si svolge.
Così come molto serio e assolutamente necessario è il raggiungimento del “salario minimo”, perché sotto i nove euro l’ora non è lavoro ma sfruttamento. Una battaglia, questa, che il Partito Democratico porta avanti convintamente, perché di questa legge di civiltà c’è bisogno, nonostante il boicottaggio da parte del governo Meloni, che non attua alcun confronto con le parti sociali per definire una nuova strategia in materia di lavoro nel nostro Paese, che non mette al centro la buona e stabile occupazione, il contrasto a ogni forma di precarietà e l’incremento della partecipazione al lavoro, con particolare riguardo per le donne e i giovani.
 Quindi … buona festa dei lavoratori a chi anche oggi lavora, a chi il lavoro lo sta cercando o chi dopo aver lavorato una vita tiene in piedi la famiglia. Buona festa ai lavoratori disabili, a chi è impegnato nel sociale, a chi garantisce a tutti noi tutela della salute e sicurezza. Buona festa agli agricoltori, agli artigiani, ai commercianti, ai piccoli e medi imprenditori che sono la spina dorsale della nostra economia. Buona festa ai giovani, nelle loro mani ci dovrà essere sempre la forza per difendere e realizzare con orgoglio l’articolo 1 della nostra Costituzione “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”.
 Giusy Massara, Segretario del Circolo PD di Siderno