In una giornata tiepida invernale , ritornando da Vibo Valentia, nel vibonese, oltrepassando località pregevoli della costa degli dei, tra Tropea e Pizzo, ne è valsa la pena fare un salto a visitare l’insediamento rupestre e il museo della civiltà contadina di Zungri. Scendendo verso l’insediamento, la prima che incontriamo è una grotta palmento, non tanto grande ma con una vistosa cavità nella roccia che fornisce ad una cisterna, la discesa verso le altre è percorsa su delle scale di pietra che nella parte centrale denotano un taglio che produce uno scarico d’acqua supplementare a quello laterale già predisposto. Immersi in questo insediamento ci pare di fare un salto indietro nel tempo, in una sorta di macchina del tempo. Sulla destra scendendo incontriamo grotte e tracce di insediamenti anche murari più recenti, che costeggiano la costa rocciosa soprastante. Questo insediamento rupestre detto dei Sbariati, dei monaci basiliani che scapparono dall’oriente dalle persecuzioni e nelle rotte consigliate,scelsero di nascondersi nell’entroterra della costa tirrenica e precisamente a Zungri, costituendo così una forte colonia e svolgendo le loro attività redditizie sfruttando la terra circostante molto vasta e riparandosi in queste grotte scavate nelle pietra arenaria. Questi insediamenti risalirebbero in epoca medievale, ma sembrerebbe ci fossero ancora testimonianze più antiche non messe in luce. Nelle grotte osserviamo a nicchie nelle pareti, che sicuramente erano nicchie votive dove i monaci pregavano le loro santità e dei fori nelle grotte più distanti dal museo, dove poggiavano almeno due ripiani sorretti da travi in legno, per abitare, mentre la parte al piano più basso era destinato ai loro animali che allevavano. La visita è d’obbligo, per tuffarsi in epoche antiche, dove si denotano dalle testimonianze in questo sito archeologico, l’organizzazione socio – economica di popolazioni antiche. La visita all’insediamento rupestre di Zungri, ci lascia stupiti e affascinati dalla particolarità misteriosa che ogni angolo e ogni scorcio può riservare. Una civiltà rupestre e una natura incontaminata per riscoprire le origini e il misterioso fascino di un mondo perduto e ritrovato, da far conoscere sempre a più visitatori e studiosi, al fine di dare una goccia di economia a questo centro vibonese, rispolverando di dignità le origini degli insediamenti e della civiltà contadina predominante che il museo adiacente agli stessi, testimonia corposamente, perfettamente e in maniera ordinata.

Gianpiero Taverniti