di Vito Pirruccio (ASSOCIAZIONE MUSEO DELLA SCUOLA “I CARE!”)
In occasione della Festa della Scuola 2025, svoltasi a Sant’Agata del Bianco-Caraffa del Bianco il 17 maggio scorso, è stato ospite dell’Associazione “I Care!” il prof. Roberto Farnè, già professore ordinario in Didattica Generale presso l’Università di Bologna, ora docente a contratto per l’insegnamento di “Pedagogia del gioco e dello sport” nel corso di laurea in Scienze Motorie, presso il dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita dell’ateneo bolognese. Il prof. Roberto Farnè ha partecipato agli incontri di “I Care!” portando il suo contributo di studioso della figura e l’opera del maestro Alberto Manzi, autore del programma televisivo negli anni ‘60

“Non è mai troppo tardi”, nell’ambito di una riflessione più complessiva che ha riguardato la didattica dell’inclusione nei vari ordini di scuola. A tal proposito, occorre rimarcare che il prof. Farné è un accademico che collabora con importanti centri di ricerca didattica e i suoi “campi di studio riguardano principalmente la pedagogia del gioco e dello sport, l’outdoor education, l’iconografia didattica, l’educazione prescolare”. In questa veste è condirettore di Encyclopaideia, rivista internazionale di fenomenologia e pedagogia e direttore del Centro di Ricerca e Formazione sull’Outdoor Education nel dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita.

Proprio nella sua veste di studioso del fenomeno “Sport-Educazione” il primo impatto del prof. Farnè con la realtà scolastica della Locride è stato a Gioiosa Jonica nell’apprendere dell’esistenza di un Liceo Scientifico ad indirizzo Sportivo nella Locride sprovvisto di palestra e del necessario per qualificarsi come tale. La sua prima espressione è stata di evidente stupore disarmante. Abbiamo ripercorso con lui il quadro orario previsto in un Liceo ad Indirizzo Sportivo e constatato di persona la difficoltà in cui si trovano ad operare gli insegnanti dell’indirizzo dell’istituto gioiosano impossibilitati ad esprimere al meglio la loro professionalità stante la carente offerta strutturale messa a loro disposizione.

L’impegno da parte di “I Care!”, conclusa la visita esterna alla struttura gioiosana, è stata quella di riprendere la storia di questo ennesimo esempio di “non finito jonico” e capire se, dalla costituzione
nel 2018 della Rete dei Licei Scientifici Sportivi (Il Liceo Capofila è stato, allora individuato nel Liceo
Scientifico “E. Fermi” di Catanzaro), si siano o meno compiuti passi in avanti, specie in materia di
strutture per lo sport e l’educazione motoria, in questa filiera particolare della formazione.
Ma rivediamo questa storia particolare del “non finito jonico” gioiosano.

Dovendo assumere una data di partenza e senza andare troppo a ritroso nel tempo prendiamo come
documento di partenza l’estratto del processo verbale della Giunta Regionale della Calabria n. 3528
del 9 dicembre 1999 “Legge 11 gennaio 1996, n. 23. Comma 2, Trasferimento Scuole Professionali
Agrarie ex CASMEZ all’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria”.
L’allora Giunta Regionale della Calabria presieduta dall’on. Luigi Meduri (Vice-Presidente Giuseppe Bova) attuava un impegno da anni rimasto sospeso: il trasferimento IN PROPRIETÀ delle Scuole
Professionali Agrarie di cui alla Legge n. 23/96, con le annesse strutture e aree di competenze,
all’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria e, tra queste, la struttura di Gioiosa Jonica
individuata catastalmente “alla particella 363 del Foglio 29 e annesso un terreno agricolo ad uso
della scuola medesima di una superficie di mq. 69.570”.

Tanto per intenderci circa 7 campi di calcio regolari. Un polmone ambientale nel cuore della principale cittadina della Vallata del Torbido con la possibilità di destinarla e adeguarla, tra l’altro, ai nuovi bisogni formativi individuati nell’ambito delle politiche scolastiche autonome.

Da quel momento “inspiegabilmente” si risvegliano appetiti rimasti dormienti per tanto tempo, compresa la rivendicazione da parte dell’ARSA (L’Azienda Regionale per lo Sviluppo Agricolo, allora in liquidazione e divenuta dal 2012 ARSAC) della proprietà dell’area su cui insisteva la Scuola Professionale gioiosana.

Intanto, nel 2010, dopo un estenuante iter burocratico, l’Amministrazione Provinciale di Reggio
Calabria, grazie al lavoro attento e scrupoloso dell’assessore dott. Totò Scali, portava finalmente a
compimento l’azione di rivendicazione della proprietaria e decideva la destinazione ad utilità sociale
dell’ampia area contesa dall’ARSA.
L’Agenzia Regionale per lo Sviluppo Agricolo, in Gestione Liquidatoria, intanto, non faceva mistero
di comunicare al Sindaco del Comune di Gioiosa Jonica, con Raccomandata A/R dell’11 gennaio
2011, e per conoscenza all’Ufficio Tecnico dello stesso comune, di “essere venuta a conoscenza della
presentazione dell’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria di un progetto preliminare, volto
alla realizzazione dell’opera” e, contestualmente, contestava al Comune di Gioiosa Jonica di non
aver notificato alcun “atto relativo all’avvio del procedimento finalizzato all’opposizione di un
eventuale vincolo preordinato all’esproprio … configurando un danno in capo all’Agenzia – UDITE,
UDITE! -n.d.r. – “la quale a sua volta sta procedendo alla cessione dell’area a dei privati che ne hanno
fatto richiesta” .
In effetti il 16 luglio 2010 la Provincia di Reggio Calabria, dando una destinazione di utilità sociale
all’area e , oggettivamente, sventando nello stesso tempo qualsiasi eventuale appetito privatistico
in atto, aveva già provveduto a pubblicare presso la SUAP l’avviso di gara dal titolo: “Appalto di
progettazione esecutiva ed esecuzione “chiavi in mano” per la realizzazione di un Istituto scolastico
da adibire a Liceo Scientifico e di un Centro Sportivo nel Comune di Gioiosa Jonica (RC) – CIG
0496907C9D importo complessivo € 1.342.940,00”, oltre IVA e altri oneri.

Occorreva recuperare il terreno perduto e mantenere la destinazione sociale dell’area. Questa la
volontà tenace degli amministratori provinciali del tempo. La burocrazia, invece, visti i pareri
contrastanti messi per iscritto, non facilitava il lavoro e l’obiettivo sociale degli amministratori. Ma
la testarda volontà di far prevalere l’interesse pubblico e destinare l’ex area dell’Istituto Agrario di
Gioiosa Jonica a luogo di formazione dei giovani e tutelare un polmone verde nel cuore della città,
alla fine ha avuto la meglio.
All’inizio del 2017 il nuovo Liceo Scientifico, con una cerimonia in grande stile, dopo il braccio di
ferro tra l’ARSA e la Provincia di Reggio Calabria, faceva i suoi primi passi con la consegna dei lavori
per la realizzazione della struttura alla presenza delle autori cittadine, provinciali, regionali e
scolastiche (Una foto sulla Gazzetta del Sud del 21 gennaio 2017 immortala la “Posa della prima
pietra” alla presenza di Rosita Fiorenza, Matteo Zito, Federica Roccisano, Daniele Albanese,
Giuseppe Raffa, Salvatore Fuda e Mariarosaria Russo).
Nell’occasione, il lavoro estenuante di un decennio e la capacità di aver preservato a fini sociali
un’area nel centro del paese di 7 ettari venivano ricordati, giustamente con un certo orgoglio, in una
nota del Circolo del PD, con la quale il Segretario cittadino del PD non faceva passare sotto silenzio
“l’interessamento tenace e profondo dell’allora assessore Totò Scali”. Quasi a voler richiamare alla
memoria il vecchio e saggio detto popolare: “Le vittorie hanno molti padri, le sconfitte sono orfane”.
Dal 2017 ad oggi sono passati altri otto anni. Il Liceo Scientifico di Gioiosa Jonica ha ottenuto
l’indirizzo sportivo, ma del Palazzetto dello Sport, anch’esso previsto nel piano del 2010, non si vede,
ancora, alcuna traccia. A stento è venuta fuori una struttura francamente non all’altezza della
funzione alla quale è destinata e alla bellezza e vastità dell’area.
Gli alunni e i loro insegnanti d’indirizzo sono costretti ad adattarsi alla bisogna (Qualche piccolo
spazio esterno utilizzabile per attività ricreativo-sportive, un tavolino da ping-pong e la
denominazione sulla carta intesta dell’istituto danno la parvenza di trovarsi al cospetto di un Liceo
Scientifico ad indirizzo Sportivo). Possibile che neanche con la confinante struttura dell’Associazione
Don Milani si sia riusciti a sopperire alle più immediate necessità?
È la domanda che ci ha posto in maniera sconfortata il prof. Farné e alla quale non abbiamo saputo
rispondere. Tentare di salvare la faccia con la ricerca di scusanti avrebbe offeso la nostra e la sua
intelligenza. Non è rimasto altro che far toccare con mano quanto sia faticoso colmare il gap socioculturale, prima ancora che economico, tra il Nord e il Sud del Paese.
Ne ha preso atto.
Questa volta, occorre dirlo senza fronzoli, lo Stato non c’entra. Speriamo in una reazione di orgoglio
da parte degli attuali amministratori metropolitani. Direbbe il nostro Alberto Manzi, di cui il prof.
Roberto Farnè è il principale studioso: “Non è mai troppo tardi!”