Ci siamo. Puntuali. Stesso giorno, stesso palco, stessa sceneggiatura. Un copione che si rinnova di anno in anno in relazione al numero di donne ammazzate. Oggi ricorre la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Si rammenta, per chi durante l’anno l’avesse dimenticato, che esistono donne al mondo che subiscono violenza di ogni tipo e ogni 72 ore una donna passa dall’altro capo del mondo. In Italia una donna ogni 15 minuti è vittima di violenza, questo è quanto riportato dalla Polizia di Stato alla vigilia della giornata internazionale. Di per sé la violenza è un crimine universale che non dovrebbe esistere, che colpisce entrambi i generi, ma che purtroppo assume connotati quasi di necessità, perché della violenza se ne fa un uso improprio, uno strumento di conseguimento. Si genera violenza per ottenere, per soddisfarsi, per appagarsi, per riscattarsi, per sottrarsi. Così come la violenza è una forza devastatrice del genere umano, la donna è l’oggetto più insano di devastazione. Su di lei si scaricano frustrazioni, insoddisfazioni, rabbia, sentimenti ostili di uomini abietti.

Si priva la vita di qualcuno per puro egoismo. L’ uomo riversa contro la donna tutta la sua fragilità, debolezza, la sua foga devastatrice attraverso comportamenti violenti, ad espressione di una sconfitta inaccettabile. L’abbandono, per l’uomo, è sinonimo d’insuccesso personale oltre che morale e sociale.
Contro atti persecutori, maltrattamenti e abusi, denunciare è l’azione a cui bisogna ricorrere. Non è facile per una donna, vittima di violenza, mettere a conoscenza all’autorità preposta una situazione di maltrattamenti, perché è consapevole che dietro ad una denuncia si aprono scenari incontenibili di paura e angoscia.
La legge sebbene si basa su un principio regolatore di comportamento non sempre applicata raggiunge l’esito sperato. La donna in una società dove ormai regna l’indifferenza piange il suo male nel silenzio del suo intimo. L’effetto del codice rosso entrato in vigore ad agosto ha prodotto effetti positivi ovvero una propensione a denunciare, anche se ancora molte sono le donne che vivono situazioni di maltrattamenti e di denigrazione dentro le proprie mura domestiche. I danni che la violenza procura sono tanto fisici quanto psicologici. Ci sono segnali inequivocabili che non possono essere fraintesi ma bensì sono i primi sintomi di una violenza in agguato. Quindi chiedere aiuto è la miglior difesa! Denunciare sempre e senza indugio è la miglior soluzione plausibile sul piano del riscatto della propria dignità.

Giovanna Mangano – http://www.calabriainforma.com/