Nel premettere che i provvedimenti adottati in fase investigativa e/o dibattimentale non implicano alcuna responsabilità dei soggetti sottoposti ad indagini ovvero imputati e che le informazioni sul procedimento penale in corso sono fornite in modo da chiarire la fase in cui il procedimento pende e da assicurare, in ogni caso, il diritto della persona sottoposta a indagini e dell’imputato a non essere indicati come colpevoli fino a quando la colpevolezza
non sia stata accertata con sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili, il Gruppo della Guardia di Finanza di Vibo Valentia, coordinato dal Procuratore della Repubblica, nell’ambito delle funzioni di polizia economico – finanziaria a tutela del bilancio nazionale, hanno eseguito specifici controlli finalizzati a contrastare le condotte di indebita richiesta, percezione e/o fruizione di prestazioni sociali agevolate, individuando e segnalando all’Autorità Giudiziaria nr. 111 soggetti, perlopiù stranieri, ritenuti responsabili della violazione di cui all’art. 7, c. 1, del D.L. nr. 4/2019 (Legge nr. 26/2019).

La normativa vigente prevede che affinché il cittadino straniero possa beneficiare del suddetto contributo pubblico debba essere residente in Italia da almeno 10 anni al momento della presentazione della richiesta, dei quali, almeno gli ultimi 2 anni, in maniera continuativa. Partendo da tali prescrizioni, l’attività di controllo, eseguita anche attraverso l’approfondimento delle informazioni messe a disposizione dal Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie della Guardia di Finanza condotta in stretta collaborazione con l’INPS, è stata indirizzata alla verifica del predetto requisito accertando l’utilizzo di false attestazioni nelle Dichiarazioni Sostitutive Uniche (D.S.U.) da parte dei predetti soggetti perlopiù di nazionalità extracomunitaria. Gli stessi, infatti, pur non avendo maturato il periodo di residenza richiesto dalla norma hanno comunicato all’Ente erogatore di esserne, comunque, in possesso.

Emblematica, in tal senso, è risultata la posizione di un cittadino extracomunitario che ha percepito il sussidio pubblico nonostante fosse residente in un centro di accoglienza. L’importo complessivo delle somme indebitamente conseguite e segnalate all’Autorità Giudiziaria per l’adozione di provvedimenti cautelari reali ammonta a circa 900.000,00 euro. Oltre ad essere denunciati alla locale Procura della Repubblica, i percettori del sussidio,
previo nulla osta concesso dall’Autorità Giudiziaria, sono stati segnalati all’INPS per l’irrogazione delle sanzioni amministrative di revoca e/o decadenza del beneficio e il recupero dell’indebito.

Su richiesta del Procuratore della Repubblica, dott. Camillo Falvo, il G.I.P. del Tribunale di Vibo Valentia ha emesso un provvedimento di sequestro delle somme indebitamente percepite. Le attività di indagine proseguono per verificare l’esistenza di altri soggetti indebitamente percettori del reddito di cittadinanza e, in particolare, nel contesto in esame, di una regia dietro al fenomeno.

Le investigazioni nello specifico settore testimoniano l’impegno delle Istituzioni nell’azione di contrasto ad ogni forma di illecito nel settore della spesa pubblica, finalizzata a prevenire e reprimere condotte illegali dall’elevato disvalore sociale, in quanto tese a sottrarre risorse alle fasce più bisognose della popolazione.