R. & P.

Caduta. Senza ritorno e senza speranze.

Non troviamo altro modo per fotografare, con una parola, la situazione che vede convolti, loro malgrado, i lavoratori della Locride Ambiente, dopo l’ultimo inutile teatrino consumatosi oggi nei locali delle Prefettura di Reggio Calabria.

L’argomento, neanche a dirlo, il mancato pagamento degli stipendi con lavoratori che arrivano a oggi ad accreditare fino a cinque mensilità.

La Prefettura, a onor del vero, aveva dimostrato grande sensibilità nell’accogliere il grido di dolore dei lavoratori, (cui si è poi aggiunta la rabbia per le promesse allegramente sparse dal Presidente della parte pubblica Gerace e puntualmente disattese dai fatti) dimostrandosi disponibile a mediare e a stimolare l’azienda facendola sedere intorno ad un tavolo.

Detto fatto, l’incontro si è tenuto oggi 18 dicembre con esiti nulli.

In primo luogo solo due Sindaci tra tutti quelli interessati hanno ritenuto opportuno presenziare alla riunione e poi l’azienda, sopraggiunta con notevole ritardo rispetto all’ora stabilita, ha per l’ennesima volta dimostrato il rispetto che prova nei confronti delle istituzioni, inviando – come sempre del resto – , un semplice contabile accompagnato da un responsabile.

Di Presidente o Amministratori Delegati – dei personaggi cioè cui è affidta in concreto la gestione aziendale e che quindi soarebbero stati gli unici a poter dire o fare qualcosa di concreto – neanche l’ombra.

Ebbene risultato di questo spettacolo indecoroso, se non altro per l’importanza e l’autorevolezza della sede in cui ci si trovava e dell’Organo che si stava adoperando in prima persona per mediare in questa triste vicenda è stata la solita storia trita e ritrita: non ci sono soldi, pagheremo quando i Comuni pagheranno noi, e per di più poco alla volta.

Il tutto di fronte alla prova provata dei pagamenti fatti da molti Comuni che più di qualche dubbio fanno insinuare sulle asserite difficoltà economiche e di liquidità dell’azienda. (ci si riferisce ad una nota aziendale del 3 dicembre 2019 in cui l’azienda parla di oltre tre milioni di euro di crediti, nota che però non viene inviata stranamente né alla scrivente organizzazione né  soprattutto ai Comuni rersponsabili di tali debiti …)

Più di così la Prefettura non poteva fare, lo sappiamo e la ringraziamo.

Ma ora si comincia  a lottare, perchè di parole (inutili) se ne sono fatte abbastanza.

Perchè gli effetti di questa situazione sono sotto gli occhi di tutti e se è vero che oggi una famiglia con un solo stipendio, peraltro regolarmente percepito, è a rischio povertà, ci chiediamo che rischi corrano le famiglie che hanno un solo stipendio non percepito da mesi.

Le ricadute sociali, per non parlare d’altro, sono talmente evidenti che risulta superfluo soffermarvisi. E prima o poi qualcuno ne dovrà rendere conto.

E in mezzo a tutto questo caos –  in cui l’azienda e i suoi rappresentanti ( a proposito, saremmo curiosi di sapere se l’Amministratore Delegato ed il Presidente percepiscono i loro compensi con tempestività anche ora a Natale e non sono invece in ritardo di mesi come i nostri assistiti…)  sguazzano con beata indifferenza del disagio altrui, – ciò che più da fastidio è la consapevolezza che questa azienda, e ci scuseranno le altre aziende che tali lo sono davvero se usiamo tale termine per la Locride Ambiente, sta scientemente marciando sulla pelle dei lavoratori per continuare ad esistere praticamente a costo zero .

I lavoratori fanno il servizio e non vengono pagati (se non se e quando l’azienda decide di farlo a suo piacimento…) e l’azienda non spende niente.

Ora se non è concorrenza sleale questa, diteci voi quando     questa si verifica.

Aggiudicarsi un appalto, svolgere il servizio e non pagare chi lo svolge, infatti, rappresenta certo un’indebito vantaggio rispetto ad altre aziende che i lavoratori li pagano più o meno puntualmente e che, pertanto, di fronte alle anticipazioni che devono effettuare, sono scoraggiate a partecipare a gare e ad appalti che invece la Locride si accaparra con facilità visto che, non pagando i lavoratori, non rischia praticamente nulla.

Facile fare impresa senza rischio d’impresa.

Anche su tale profilo agiremo coinvolgendo le autorità competenti.

Per il resto non possiamo fare altro che denunciare l’ennesima forma di schiavitù che i nostri tempi malati sono riusciti a creare: perchè la situazione di chi è costretto a lavorare senza alcun frutto ci ricorda molto da vicino quella degli schiavi addetti ai remi della navi romane che si spaccavano la schiena per la grandezza dell’impero.

Schiavi appunto.

La differenza è solo nell’uso della frusta.

Per ora.

Vibo Valentia, 18 dicembre 2019

    Il Coordinatore Provinciale Slai Cobas 

Nazzareno Piperno