È andato a “Il buco” di Michelangelo Frammartino (Italia, Francia, Germania) il Premio speciale della giuria della 78esima Mostra del cinema di Venezia. Il regista, ricevendo il premio, ha detto «grazie al direttore che ci ha invitato al concorso, alla giuria e ai compagni di viaggio, al grande spelologo calabrese Antonio La Rocca, grazie ai produttori che hanno creduto in questo salto nel buio. Grazie agli speleologi che si prendono cura del buio e di tutto ciò che non ha ancora forma e grazie alla Calabria, la regione più bella di Italia».

È ambientato nell’Abisso del Bifurto, grotta di origine carsica detta anche “Fossa del Lupo”, il film “Il buco”. La pellicola girata in quei luoghi dal regista di origini calabresi, racconta l’impresa compiuta nel 1961 da un gruppo di speleologi calatisi a quasi 700 metri sottoterra dove venne scoperta l’allora seconda grotta più grande del mondo. Solo due superstiti, entrambi ultraottantenni, di quella spedizione Beppe De Matteis e Giulio Gècchele, hanno assistito alla proiezione del film al Lido che ha contato 10 minuti di applausi. L’abisso del Bifurto, nel territorio del comune di Cerchiara di Calabria, è un profondissimo inghiottitoio che scende in verticale per 683 metri esempio dell’attività carsica sulle pendici del Pollino. Occupa il quarantesimo posto nella graduatoria delle grotte più profonde del mondo ed è, secondo gli speleologi, una delle cavità più difficili dell’intero Mezzogiorno.