Due iracheni, ritenuti gli scafisti che hanno condotto l’imbarcazione che il 22 maggio scorso ha portato allo sbarco, a Crotone, di 65 migranti, sono stati sottoposti a fermo dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza del capoluogo pitagorico, e per loro si sono spalancate le porte della Casa circondariale locale.
Le indagini sono scattate immediatamente dopo l’arrivo in porto degli stranieri, che dopo le consuete operazioni di accoglienza e sanitarie erano stati portati nel Regional Hub di Sant’Anna, ad Isola Capo Rizzuto, dove si era proceduto alle attività di identificazione.
Le investigazioni – svolte dalla Squadra Mobile della Questura cittadina e dalla Sezione operativa navale delle fiamme gialle, con il coordinamento della Procura guidata da Domenico Guarascio – hanno puntato a ricostruire sia le fasi precedenti di organizzazione del viaggio della speranza, che le modalità di traversata e sbarco in Italia.
Gli inquirenti, in questo senso, hanno analizzato con attenzione i telefonini recuperati tra i migranti e proprio fa uno di questi hanno estrapolato un video in cui si vedeva uno dei due iracheni mentre lanciava un razzo di segnalazione, così da attirare l’attenzione dei natanti nelle vicinanze.
L’ipotesi che si trattasse di scafisti, sarebbe stata poi suffragata dalle testimonianze di alcuni dei migranti che hanno confermato che i due abbiano condotto l’imbarcazione partita dalla Turchia.
Recuperata successivamente, sulle spiagge di Strongoli, il natante utilizzato che è stato sequestrato dalla Capitaneria di porto di Crotone.
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