I “messaggini” che amici e fidanzati tanto abbondantemente al giorno d’oggi si scambiano risalgono ad epoca antichissima e si rifanno al culto mai sopito lungo l’arco dei secoli per il Santo Vescovo di Terni
Chi l’avrebbe mai detto?! I simpatici e accattivanti messaggini che sovrabbondano via etere soprattutto ad opera di giovani e giovanissimi risalgono proprio ai primi tempi del Cristianesimo e hanno nel Santo Vescovo di Terni Valentino il primo referente in senso assoluto allorquando i fidanzati prossimi a sposarsi si scambiavano tra loro il “valentino” o “colombino” che altro non era che un reciproco messaggio d’amore che ci si faceva insieme quale “promessa” in prossimità dell’altare del Santo.
E’ Filippo Marino, agiografo e cultore di studi storici, a ricordarci questa simpatica e antichissima tradizione che da Terni nel corso dei secoli si diffuse dappertutto, in America come presso le civiltà anglosassoni e in tutto il mondo latino.
Oggi questa simpatica tradizione è offuscata dall’imperante consumismo e dal dilagante permissivismo, eppure l’origine santa e sacrale non risulta contaminata se è vero com’è vero che ancor oggi nella cripta della Basilica di Terni in prossimità della Tomba del Santo martire decine e decine di migliaia di giovani che qui convengono annualmente in pellegrinaggio si scambiano un bacio e depositano nel cestino un “bigliettino” un “valentino” che può avere anche le connotazioni morfosintattiche e stilistiche di un “SMS” ma è pur sempre un voto reciproco, una promessa di fedeltà e di amore che ben vale i sentimenti e i legami del palpito più antico del mondo.
Ma San Valentino non è solo questo. Nella citata basilica ternana il giorno della festa si susseguono sante messe in continuazione e si leggono “odi e inni” presso la venerata Tomba, qualche strofa di uno dei quali qui mi piace riportare a suggello dell’universalità del culto verso il Santo “Patrono degli Innamorati”: “ Degli alti monti valica le cime inviolate/ e varca d’ogni oceano distese sterminate/ di Valentino martire nome, potenza e onor. – Cadde la testa candida al colpo del littore/ In cielo volò l’anima mentre il caldo cuore/ moltiplicava i cespiti della Cristianità.- Così la fama valica colline e scende a valle/ sui picchi ancor si arrampica, benché non siavi calle/ e fa dovunque splendere la vera santità”.
Di santi che portano questo nome ve n’è però più di uno. Oltre al già citato e più conosciuto Vescovo di Terni ne esiste un altro, prete, martirizzato al secondo miglio della Via Flaminia e presso la cui catacomba ogni anno si porta la Pontificia Academia Cultorum Martyrum per commemorarne la festa. Alcuni studi recenti propenderebbero proprio in virtù degli Atti biografici leggendari ad identificare i due in un unico San Valentino martirizzato a Terni e poi trasportato nella catacomba romana sulla via Flaminia.
Anche la Calabria ha il “suo” San Valentino: le spoglie mortali raccolte ed esposte alla venerazione dei fedeli da alcuni anni si trovano nella chiesa-santuario di Belvedere Marittimo in provincia di Cosenza e già da ora non sono infrequenti i pellegrinaggi e le gite dei giovani che intendono scambiarsi la promessa dell’amore.
Come si vede il linguaggio universale del più antico sentimento del mondo suggella nella varietà delle epoche, dei riti e delle forme la capacità della persona di donarsi all’altro nella maniera più nobile e squisita: San Valentino corona a Terni come a Roma, a Belvedere come ovunque nel mondo la purezza di un sentimento, che un gesto, uno sguardo, un atto radicano nella parte più profonda del cuore umano.
“In imo cordis omnes valemus!”: è l’augurio di San Valentino, di oggi, di sempre!

Prof. Filippo MARINO