Le case a luci rosse disturbate dall’indagato ai domiciliari

Si trovava in pieno centro a Siderno uno dei tre appartamenti adibiti a “casa della prostituzione” individuati dai Carabinieri nel corso dell’operazione “Sex home” scattata nei giorni scorsi nei confronti di sette persone , accusate, a vario titolo, di concorso nel reato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. In una via parallela al corso della Repubblica, quello “principale” che taglia la città ,  era stata allestita un’abitazione dove si praticava il meretricio, almeno fino a quando il piano superiore non veniva occupato da un soggetto che aveva ottenuto gli arresti domiciliari. Circostanza, questa, che ha costretto le operatrici del sesso a pagamento di chiudere i battenti perché il continuo monitoraggio delle forze dell’ordine per il “domiciliato” avrebbe potuto compromettere i clienti, e di conseguenza, gli “affari” . Andando per ordine, la vicenda si snoda attraverso una serie di intercettazioni da parte dei Carabinieri che partendo da un soggetto “vicino” alle squillo che operavano sul corso Garibaldi sono giunti ad individuare un personaggio , originario di Grotteria, che possedeva un alloggio abitazione dove ospitava le prostitute. Questa nuova casa della prostituzione era distante dalle altre e , in pratica, veniva gestita direttamente dal proprietario. La prostituta presente in quel momento, riporta Rocco Muscari su Gazzetta del Sud oggi in edicola, si faceva chiamare “Iri”. Per come risulta dalle intercettazioni si poteva ricondurre il numero di cellulare  utilizzato dalla donna ad annunci su internet di incontri per prestazioni sessuali. In   una delle telefonate, vi erano chiari riferimenti all’attività di meretricio svolta in quell’appartamento dalla donna: “mi arrivava il signore…quello di Ardore…due amici, capisci ? Ieri…eh…ho fatto qualcosina”. Anche in tale circostanza , come per le altre due abitazioni, il gestore percepiva dalle ospiti 50 euro al giorno per la locazione del proprio appartamento, utilizzato a turno dalle prostitute, secondo la prassi ricorrente nell’ambiente il proprietario di questa terza casa sarebbe stato, inoltre, notato presso lo stabile mentre prelevava o accompagnava con la propria auto le prostitute che si alternavano, alcune di origini dominicana, altre ucraine, tutte particolarmente gettonate dagli avventori che chiamavano sulle “utenze di lavoro” . Questa terza casa della prostituzione non ha avuto, però, vita facile perché l’attività di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione era condizionata da taluni fattori esterni. Il primo riguardava la presenza saltuaria di una condomina che manifestava insofferenza per il via vai delle persone, in realtà clienti, fatto che avrebbe indotto il  “gestore” a sbloccare temporaneamente le prestazioni, che sarebbero riprese quando la condomina è andata via. Un’ulteriore problema sarebbe insorto nel maggio del 2017 quand’è stato posto ai domiciliar, con conseguenti continui controlli da parte della Polizia giudiziaria , di un inquilino dei due appartamenti  presenti nell’immobile. Circostanza, questa, che avrebbe portato alla decisione di stoppare e quindi chiudere definitivamente la “casa della prostituzione” per evitare sospetti. Di conseguenza gli inquirenti cessavano con il servizio di video-sorveglianza.

Rocco Muscari Gazzetta del Sud