Risulta ormai evidente la rottura del patto che Pietro Fuda aveva contratto con diversi ambienti per vincere le elezioni approfittando dello stato di emergenza in cui era precipitata la città. Il principale partito della coalizione di maggioranza, il Partito Democratico, ormai si è dichiarato libero di agire in modo difforme dalle decisioni imposte dal sindaco e da una ristretta cerchia di suggeritori esterni tra i quali si distingue, per detta dello stesso PD, l’autarchica figura dell’ex amministratore Panetta.

L’aggregazione intorno a Pietro Fuda è manifestamente in frantumi, come si è verificato nell’ultima seduta di Consiglio comunale. Ma il sindaco pensa di poter continuare a gestire l’Amministrazione anche in presenza di defezioni nella maggioranza, fidando nel soccorso amico di volta in volta richiesto a singoli consiglieri, non accorgendosi della pericolosità per la città di questa fase di stallo e di ambiguità.

Formatasi nell’alambicco di Pietro Fuda e di Domenico Panetta, la Giunta comunale è frutto di nomine artificiose e inadeguate, non all’altezza della situazione, buone soltanto per ratificare scelte episodiche, e non strategiche, adottate negli ambulacri esterni alla politica.

Il sindaco ha due strade davanti a sé: quella del tirare a campare, fidando nella mancanza di coraggio degli oppositori interni a portare fino alle estreme conseguenze il loro dissenso; o in alternativa quella di un rimpasto di Giunta per stabilire l’equilibrio richiesto dal Partito Democratico. In entrambi i casi, Pietro Fuda sarà un’anatra zoppa, per giunta non godendo più, come tra le righe del suo ultimo discorso in Consiglio si è capito, del sostegno regionale e ministeriale centrale che pure aveva vantato in campagna elettorale.

La città soffre della mancanza di chiarezza e si vede turlupinata dalla leggerezza dell’Amministrazione Fuda nell’affrontare i bisogni reali della città.

Il consigliere di Forza Italia

Pietro Sgarlato

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