Dopo un periodo di riflessione politica è tornata a parlare l’ex assessore regionale Mariateresa Fragomeni. E lo ha fatto dall’alto della sua competenza in materia con un linguaggio chiaro senza slogan populisti che tanto di moda vanno in questo delicato periodo di diffusione del coronavirus anche nella nostra regione. La Fragomeni ha voluto rispondere con una seria e lucida analisi ad un post del Ministro per gli Affari regionali Boccia. Questo è quanto scrive la Fragomeni:
“Leggevo che il ministro per gli Affari regionali Boccia ha invitato le regioni a non emettere singole ordinanze di contenimento ma, piuttosto, ad “aprire più posti di terapia intensiva”.
Sembra quasi che “tutti” dimentichino che la sanità, in Calabria, è commissariata da dieci anni e che, in questo periodo, con la scusa di risanare i debiti e riorganizzare i servizi, sono stati depotenziati i presidi sui territori, sono stati chiusi o svuotati gli ospedali e, tutto ciò, senza fare alcun tipo di investimento per modernizzare i pochi servizi rimasti.
Riorganizzare dovrebbe significare ridare ordine ed efficienza ad un qualcosa che funziona male.
In Calabria però, riorganizzare ha significato solo fare tagli lineari.
La cosa paradossale però, è che nonostante i tagli, il disavanzo è aumentato, perché la gente, per curarsi, è stata costretta a spostarsi fuori regione.
Adesso, di fronte ad un’emergenza sanitaria senza precedenti, complice anche una politica di contenimento non adeguata, in cui la gente si è spostata da nord a sud senza controlli, alla Calabria – al pari di altre regioni del sud – viene chiesto di “aprire nuovi posti in terapia intensiva”.
Ma come…? e, soprattutto, in quanto tempo? dato che, a causa del commissariamento, siamo in ritardo di dieci anni rispetto ad un virus terribilmente veloce che, in poche settimane, si è diffuso in tutti e cinque i continenti.
Questa emergenza ha impietosamente messo a nudo quanto inadeguata, irragionevole ed inefficiente sia stata la riforma di regionalizzazione del sistema sanitario.
In questi anni, non solo i costi sono aumentati, ma la tutela della salute, da diritto universale di rango costituzionale, è stato degradato a servizio amministrativo, tanto più limitato e mortificato nelle regioni più povere come la Calabria, che adesso rischia di pagare un prezzo altissimo.
Quando questa emergenza sarà – con l’aiuto di Dio – superata, bisognerà ripensare alle scellerate politiche del passato e rimettere al centro dell’agenda politica i cittadini ed i loro diritti, con una sanità pubblica potenziata ed accessibile a tutti.
Antonio Tassone – ecodellalocride.it