Egr. Direttore,

stamattina, spinto dalla voglia di vedere i nostri colori, sono andato a vedere il mare. Davanti piccole onde di scirocco di un verde bellissimo, ho dovuto constatare che il nostro lungomare è diventato un semplice balcone affacciato sullo Jonio. Speravo che le mareggiate invernali avessero ricostituito parte della spiaggia. Così non è. E allora mi viene in mente l’ultimo consiglio comunale, dove si è discusso della costituzione della commissione per il c.d. waterfront, cioè la progettazione del nuovo lungomare. E mi vengono in mente le semplici parole di Carlo Tansi, pronunciate l’altra sera al corso di formazione “Laudato Si”. Tansi capo della Protezione Civile calabrese, quindi non uno qualunque,  ha escluso che si possa pensare a ricostruire il lungomare di Siderno se prima non si approntano le necessarie barriere frangiflutti.

E allora? La domanda sorge spontanea per parafrasare un noto conduttore.

Allora mi sento preso in giro. Mi sento preso in giro quando sento dire che sono stati presentati ben 13 progetti per la ricostruzione del lungomare da esimi ed importanti architetti di fama.

A che servono se non abbiamo più la spiaggia? Se poi dobbiamo immolare i soldi pubblici sul solito altare delle promesse (a proposito dove sono i due milioni di euro promessi dalla Regione in campagna elettorale?); se dobbiamo continuare a buttare fumo negli occhi dei sidernesi, va bene, ci adeguiamo, noi siamo minoranza nel Paese.

Vorrei però ricordare che in campagna elettorale si era parlato di necessaria progettazione delle barriere da affidare all’Università degli Studi di RC e di realizzazione delle stesse. Tutto questo è svanito al primo raggio di sole?

Resto quindi malinconico a guardare il mio mare e a pensare alla mia spiaggia che non c’è più.

Giuseppe Caruso

VOLO

images