R. e P.

L’emergenza sanitaria in atto ha acceso i riflettori sulle condizioni del Servizio Sanitario Nazionale, facendo emergere con evidenza, tutte le sue criticità, causate da circa 20 anni di tagli lineari e selvaggi. Dagli inizi degli anni 2000, tutti i piani sanitari nazionali che si sono succeduti nel tempo, con il pretesto di razionalizzare la rete ospedaliera territoriale, hanno sancito la chiusura dei piccoli ospedali, sostenendone la pericolosità.
La chiusura degli ospedali territoriali, avrebbe dovuto essere compensata, così scrissero in quei piani sanitari, con il potenziamento della medicina sul territorio.
Ad oggi sono stati chiusi gli ospedali territoriali e nulla più!
Infatti, l’unico effetto generato dai quei dissennati e improbabili piani sanitari, alle nostre latitudini, è stato il tragico azzeramento dell’offerta sanitaria sul territorio.
Il quadro che emerge è sicuramente sconfortante, ma non dobbiamo mollare, non adesso, finalmente almeno, si è riacceso il dibattito sulla sanità della Locride, oggi anche chi aveva assentito alla chiusura dell’ospedale di Siderno, non capendo che quello sarebbe stato solo il primo atto dell’azzeramento della sanità di tutto il comprensorio, oggi ammette che quella chiusura fu un tragico errore. Qualcosa si muove, ora è il momento di serrare i ranghi. Bisogna alzare ancora più forte la voce, tutti uniti, senza guardare il colore politico delle iniziative o pensare a primogeniture, non ci interessano. Quello che importa è riaprire l’ospedale di Siderno adesso, facendo svolgere al nostro ospedale il ruolo che sarà più consono e rispondente alle esigenze dell’attuale emergenza sanitaria. Se il piano emergenziale regionale, prevede che le terapie intensive siano allocate negli ospedali Hub, i punti Covid negli ospedali Spoke, vi è la necessità di trovare presidi sanitari per quelle ospedalizzazioni per le quali è necessario un corretto isolamento con cure di media intensità.
Per questo tipo di intervento crediamo che Siderno potrà sicuramente sin da subito fare la sua parte.

Antonella Avellis