di Aristide Bava
Una struttura realizzata nel 1983 e rimasta operativa per anni con benefici di varia natura per la comunità sino a quando purtroppo, nel 2013 gli ingegneri del consorzio bonifica si accorsero di alcune crepe nella struttura in cemento armato e fu disposto lo svuotamento e la chiusura.
Diga sul torrente Lordo, lo spartito rimane lo stesso anche se cambiano i musicanti. La musica resta uguale e si ferma alle promesse che da oltre 10 anni si alternano costantemente ma rimangono sempre tali. E, intanto, quella che doveva essere una grande attrattiva per tutto il territorio della Locride rimane un arido deserto. Il problema del ripristino della Diga, ubicata alle spalle di Siderno era stato sollevato per l’ennesima volta , nell’aprile scorso nel corso di un convegno organizzato dal Corsecom in collaborazione con l’amministrazione comunale, Si era fatto il punto della situazione e confermato che il Ministero dell’Ambiente nello stanziare 32,4 milioni di euro per cinque interventi in Calabria finalizzati al contrasto della siccità aveva destinato 22,2 milioni di quella somma per la diga sul torrente Lordo di Siderno, gestita dal Consorzio di bonifica Alto Ionio Reggino. Peraltro si era anche parlato di un possibile incremento della somma per garantire la spesa di circa 25 milioni necessaria a coprire un primo progetto iniziale poi rimodulato ed approvato dalla Direzione generale Dighe proprio per questo importo. E’ inutile dire che il progetto di ripristino della Diga a parte i risvolti turistici e ambientali mirava a migliorare anche la sicurezza e la gestione delle risorse idriche, sostenere l’agricoltura e proteggere le risorse naturali, aspetti di notevole importanza per la Locride. Aspetti che durante il convegno erano stati evidenziati anche dal Commissario Giovinazzo che aveva evidenziato l’importanza di contrastare la siccità precisando che l’acqua della Diga era anche destinata al sistema dell’agricoltura, priorità definita indiscutibile che, anche per questo motivo, doveva far considerare la Diga un importante patrimonio di tutta la Locride e non solo di Siderno. Superato questo primo step, adesso, si va avanti con l’auspicio che vengano rispettati i tempi previsti dallo stesso Commissario Giovinazzo ovvero completamento dei lavori al massimo entro tre anni. Logico domandarsi, dunque, perché dopo un ritardo di più di dodici anni, con un finanziamento già accertato, sono passati anche questi ultimi mesi senza che ci sia stato nessun passo avanti. Vale la pena ricordare anche che l’invaso è stato, a suo tempo, svuotato per quello che sembrava un semplice problema ad una paratoia che inizialmente – così era stato detto – si sarebbe dovuto risolvere in tempi molto brevi. Poi con il passare del tempo e i vari accertamenti effettuati la situazione ha assunto proporzioni notevoli facendo riscontrare un notevole aumento di spesa rispetto a quanto inizialmente era stato preventivato. Adesso, finalmente, pare che la delicata problematica si avvii alla conclusione. Legittimo il timore, dunque, che, continuando a rimanere il ‘problema in una situazione di stasi, la spesa non continui ad aumentare e la burocrazia non continui a frapporsi con la necessità di ridare alla comunità della Locride una struttura di indubbio interesse di cui si è iniziato a parlare ben 40 anni addietro quando l’allora Cassa per il mezzogiorno stanziò 70 miliardi per la sua costruzione. L’invaso venne, poi realizzato nel 1983 e consenti l’accumulo di circa 9 milioni di metri cubi d’acqua. E’ rimasta operativa per molti anni con benefici di varia natura per la comunità sino a quando purtroppo, nel 2013 gli ingegneri del consorzio bonifica si accorsero di alcune crepe nella struttura in cemento armato, probabilmente frutto di alcuni movimenti franosi. Quindi l’immediato svuotamento e la sua chiusura. E siamo ad oggi, ad attendere ancora il suo ripristino.