Quest’anno la ricorrenza della Giornata Internazionale della Donna non può non essere dedicata alla forza, alla tenacia e alla dignità delle Donne ucraine.
Oggi come ieri le donne continuano a svolgere ruoli fondamentali per la tenuta delle famiglie, delle singole comunità, delle società intere.
La storia ci consegna questa immagine di inaudita forza delle Donne nei momenti più tragici dell’umanità.
Durante la prima guerra mondiale l’invio degli uomini al fronte e il conseguente loro allontanamento dai ruoli quotidiani costrinse la società civile ad affidare compiti maschili alle donne rimaste a casa, esse portarono avanti il lavoro nei campi, nelle fabbriche rimaste sguarnite della manodopera maschile e all’interno delle proprie famiglie, provvedendo all’educazione dei figli, e contemporaneamente alla gestione economica della famiglia stessa.
La seconda guerra mondiale coinvolse le donne ancora più della prima.
In quell’occasione le Donne diedero un grande apporto alla liberazione nazionale, alla Resistenza, facendo le staffette, ruolo molto più pericoloso di quello del militare vero e proprio, incarnando due diversi profili, ora coesistenti ora alternativi che vide la dilatazione del sentimento materno oltre i confini familiari.
Oggi come ieri, le donne ucraine, mettono al sicuro i loro figli e si adoperano in ogni modo per difendere il proprio paese e la propria storia.
Ma oggi come ieri attorno ai tavoli di guerra non ci sono donne!
Sono tutti uomini i delegati che in questi giorni tentano di negoziare una difficile tregua tra Russia e Ucraina.
Si è vista sola una donna, in uno di quei consessi tutti maschili. Tale Elvira Nabiullina, governatrice della Banca centrale russa, sedeva accanto ai ministri e ai consiglieri economici di Putin.
Si discuteva degli effetti delle sanzioni e delle conseguenze della guerra sui conti pubblici.
Lei sola, hanno riferito le cronache, aveva un’aria contrariata tra decine di teste maschili che annuivano acriticamente, lei pare abbia evitato per tutto il tempo di guardare lo zar che arringava i suoi.
Questo a dimostrazione che, non ci sono donne laddove si decide di guerra, di bombardamenti, di confini, di misure d’emergenza.
Eppure in questo conflitto anacronistico nei tempi e antico nei modi abbiamo incontrato straordinari volti e storie di donne, nell’uno e nell’altro fronte, che combattono l’oltraggio della guerra a mani nude, solo con la forza dell’amore e della vita.
Certo, ci sono donne tra i combattenti ucraini e tra quelli russi, abbiamo visto donne e bambine preparare bombe molotov per difendere le città minacciate, rudimentale contributo alla difesa della patria.
Ma non abbiamo visto Donne nelle stanze dei bottoni, nessuna donna seduta attorno a quei lunghi tavoli maschili dove l’umanità sofferente non conta e contano soltanto i territori controllati, le armi usate, i nemici catturati, i confini ridisegnati.
In questi giorni di guerra abbiamo conosciuto innumerevoli esempi di quell’energia vitale femminile che è l’antitesi dell’energia distruttiva di chi vuole combattere, uccidere e fare prigionieri. E che insegue ancora e sempre la vita, rifuggendo la logica disumana della violenza.
Vogliamo dedicare l’8 marzo 2022 alle Donne ucraine, alle mamme russe: assenti ai tavoli dove si decide la guerra, presenti dovunque la si subisce, già con il cuore rivolto al ritorno a casa, all’abbraccio da ritrovare, alla ricostruzione da avviare nelle città e nei cuori. Con l’augurio che il giorno della donna sia, dopo tanta distruzione, un giorno di pace.