In corso una vasta operazione antidroga della Polizia di Palermo tra Sicilia e la Calabria: numerose le misure in corso di esecuzione da parte degli agenti della Squadra Mobile di Palermo con quelli delle Questure di Agrigento, Reggio Calabria e Siracusa.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo -Direzione Distrettuale Antimafia, ha fatto luce su un traffico di cocainache dalla Calabria veniva acquistata dall’organizzazione palermitana e tramite pusher smistata anche in provincia di Agrigento, arrivando addirittura all’isola di Lampedusa. Lo smercio dello stupefacente nelle varie province era garantito da corrieri, di professione commercianti ambulanti ma pusher di fatto che, per la loro professione ufficiale, raggiungevano i mercati rionali riuscendo a spostare la droga senza destare sospetti. Lo stupefacente, pur provenendo per la maggior parte dalla Calabria, aveva anche fonti di approvvigionamento locali.

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Un grosso giro di cocaina tra la Calabria e la Sicilia. La droga arrivava dalla nostra regione acquistata da un gruppopalermitano e poi, tramite dei pusher, veniva smistata nel capoluogo siciliano, ad Agrigento e perfino a Lampedusa.

Su questo business hanno fatto luce oggi gli uomini della squadra mobile di Palermo, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, che insieme ai loro colleghi delle sezioni investigative delle questure di Agrigento, Siracusa e Reggio Calabria, hanno eseguito numerose misure cautelari.

L’OPERAZIONE antidroga, chiamata “Lampedusa”, è scattata all’alba di stamani colpendo soprattutto i presunti corrieri che trasportavano lo stupefacente e i “pusher-ambulanti”.

Dalle indagini sarebbe emerso come la droga arrivasse in maggior parte dalla Calabria ma che non mancassero anche fonti di approvvigionamento locali, ad esempio una piantagione indoor di marijuana scoperta e sequestrata a Villafrati, nel 2017, curata da un soggetto ritenuto “alle dirette dipendenze” di uno dei principali esponenti dell’associazione.

Gli investigatori hanno poi ricostruito come lo smercio dello stupefacente nelle varie province fosse garantito da una cerchia di corrieri, dei commercianti ambulanti ma pusher di fatto che, per la loro professione “ufficiale” raggiungevano così i mercati rionali spostando la droga senza alcun sospetto.

Secondo gli inquirenti la complessità e dunque la caratura criminale dell’associazione – che trattava anche hashishmarijuana – sarebbe intuibile da un altro elemento che caratterizzava la “struttura”: ovvero un’articolata suddivisione dei ruoli tra i membri, come quelli cui era demandata in via esclusiva la comunicazione con i referenti delle singole province di destinazione dello stupefacente.