Fuoco, fiamme e distruzione. È un nuovo attacco frontale quello subito da Leonzio Tedesco, titolare del canile di Sant’Ilario dello Ionio, dove ieri sera un incendio ha distrutto circa 200 piante di bergamotto, nei terreni circostanti, mandando in cenere gli impianti elettrico ed idraulico e circa 10mila metri di terreno. Ad avvisare il titolare sono stati gli uomini del commissariato, che attorno alle 23 di ieri hanno contattato Tedesco informandolo dell’incendio in corso, sul quale ora stanno indagando, aiutati dagli uomini del reparto scientifico, che hanno effettuato i rilievi del caso. Sul posto si è subito portato un dipendente del canile, che non ha potuto fare altro che prendere atto del disastro.

Per Tedesco, però, non ci sono dubbi: quanto avvenuto ieri sera non può essere un incidente. «Di sicuro si tratta di un atto doloso – ha raccontato a Zoom -. È chiaro, sia per come si è sviluppato l’incendio sia per il posto in cui è avvenuto. Non è la prima volta che qualcuno si introduce nel canile per fare danni. Già un paio di volte hanno tentato di farsi strada e hanno fatto danni. Ma questa volta è stato pesante».

Le fiamme, fortunatamente, non hanno raggiunto le gabbie dove si trovano circa 450 cani. Senza acqua e senza elettricità, però, ora tocca correre ai ripari. «Per il momento abbiamo lavato a mano tutto quanto – ha informato Tedesco -. Ora abbiamo un appuntamento con l’elettricista per capire come riparare il danno subito». Il canile da diverso tempo è al centro dell’interesse delle associazioni animaliste, che lo hanno preso di mira indicandolo come “lager”. Accusa dalle quali Tedesco, sotto scorta per aver denunciato la ‘ndrangheta che aveva allungato le sue mire sul “Dog Center”, si è sempre difeso con carte alla mano.

«Non è la prima volta che fanno questi blitz – aveva raccontato poco dopo la visita del M5S -. Sicuramente c’è qualcosa dietro che non ha a che vedere con la salute dei cani. Ed io, dopo 25 anni, ho deciso che voglio vendere il canile. Sono stanco». A settembre scorso, infatti, un blitz delle associazioni animaliste, accompagnate dal portavoce parlamentare del M5S, Paolo Bernini, aveva acceso i riflettori sul ricovero. Cani in «condizioni di maltrattamento», aveva commentato Bernini, che ha chiesto il «sequestro immediato» del canile, giudicato dal portavoce grillino incompatibile «con le esigenze socio etologiche proprie della specie».

Ma di malnutrizione, maltrattamenti e sevizie, in quel posto, non c’è traccia. E sono le stesse forze dell’ordine e l’Asp a certificarlo: «non emergono a livello strutturale criticità immediate o tali da poter influire negativamente sul benessere psico-fisico dei cani ricoverati – si legge nel verbale steso dal Nas il 2 ottobre scorso -. Gli animali sottoposti a visita visiva non presentavano segni di maltrattamenti, stato di malessere o di abbandono». Le forze dell’ordine, quel giorno, hanno visitato la struttura in compagnia dei medici veterinari dell’Asp. Novemila metri quadrati, delimitati da un muro di cinta e reti metalliche, 187 box, una sala operatoria e un ambulatorio fornito di medicine, così come il deposito mangimi, stracolmo di sacchi. Tedesco, però, si era detto stanco: «probabilmente siamo stati presi di mira per fini che poco hanno a che fare con il benessere e la tutela degli animali».

Simona Musco tratto da Zoomsud.it

dogCenter