Alla fine di settembre, quando l’aria si fa più lieve e il cielo si veste d’autunno, Santena ritrova la sua anima più profonda. Dal 26 al 28 settembre la città ha celebrato i Santi Cosma e Damiano, patroni della guarigione e custodi di speranza, amatissimi dalla tradizione calabrese e non solo.

Non è una festa come le altre. Le novene e le processioni attraversano le vie come un fiume lento e devoto, tra canti, incenso e mani giunte. Ma al calar del sole la piazza si accende: concerti di musica popolare calabrese, spettacoli, fuochi d’artificio e il profumo delle specialità tipiche — dalla ’nduja alla pasta fatta a mano, dai salumi ai dolci antichi — che avvolge ogni angolo.

Il ristorante della festa diventa un vero tempio dei sapori, ma la magia più grande è l’incontro: migliaia di persone, calabresi di nascita o di origine, famiglie, giovani e anziani, molti dei quali provenienti da Riace, si ritrovano ogni anno a Santena in quello che è considerato il più grande raduno calabrese del Nord Italia.

La festa è fede e folklore insieme, è memoria e orgoglio. Per tre giorni il passato si intreccia al presente, la nostalgia diventa speranza e il legame con le radici si fa più forte. Come ha ricordato il vescovo presente alle celebrazioni, per lui già giovane prete a Santena, è stata un’esperienza di ritorno, di rincontri e di emozioni: «Rivedere questa comunità, così numerosa e viva, è come una grande rimpatriata».

Non è mancato il senso di appartenenza testimoniato anche dalle istituzioni: il sindaco Roberto Ghio, il presidente dell’associazione San Cosmo e Damiano Antonio Trimbo e il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Davide Nicco hanno sottolineato l’importanza di questa tradizione che unisce il Piemonte e la Calabria in un unico abbraccio.

La festa si è conclusa tra tarantelle e ballate popolari, con la promessa di ritrovarsi ancora, l’anno prossimo, per rinnovare un legame che non conosce confini né distanze.

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