Gentile padre Franco,

Apprendo della notizia di Caraffa del Bianco e non riesco a non sentirmi indirettamente responsabile: col mio brutto gesto del 31 maggio scorso nei confronti di don Vincenzo Tassitani ho in qualche modo “aperto” la strada a successivi atteggiamenti di polemica contro la Chiesa locale ed a questa ultima e – mi pare di capire – più grave aggressione ai danni di un sacerdote.

La gravità del mio gesto non risiede tanto nel fatto in sé e per sé considerato, ma nella circostanza che esso ha evidentemente determinato a livello locale, nella percezione della gente, la frantumazione di quell’aura di intangibilità, anche fisica, che protegge  e deve proteggere la figura del sacerdote.

Di questo sento forte il peso e l’angoscia: il mio annebbiamento di un attimo ed il successivo clamore mediatico dato a quel gesto hanno contribuito a minare la “sacralità” dell’immagine della persona del prete nel nostro territorio.

Da credente e da attivo partecipante della vita della comunità ecclesiale parrocchiale, non posso che provare sgomento e umiliazione per tutto ciò.

Mi sento colpevole, in definitiva, di aver attentato all’autorevolezza della figura stessa del sacerdote, aprendo la via a fatti come quello di Caraffa, anch’esso di inaudita gravità ed anch’esso da deplorare fermamente e incondizionatamente.

Condanno, quindi, nel modo più categorico l’aggressione subita don Sylvestre Ibara e mi dichiaro disponibile a fare qualsiasi cosa Voi possiate ritenere utile al fine di riaffermare nella diffusa percezione della gente del nostro comprensorio l’esigenza di rispettare in ogni modo i sacerdoti.

Vi chiedo di portare la mia sincera vicinanza al sacerdote aggredito e di formulargli i più sentiti auguri per una pronta guarigione.

Vi saluto con affetto.

Pino Vumbaca

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