Un viaggio nella memoria collettiva, ma anche nei sentimenti più intimi e personali di un uomo che ha attraversato la storia del nostro Paese da protagonista. Ieri sera a Roccella Jonica, nella splendida cornice di Largo Colonne, è stato Walter Veltroni l’ospite d’onore della seconda serata del festival “L’argomento a piacere”, ideato e diretto dal giornalista Tommaso Labate, sostenuto e progettato dal Comune di Roccella Jonica guidato dal sindaco Vittorio Zito e finanziato dalla Regione Calabria. L’ex vicepremier, già sindaco di Roma, scrittore e regista, ha aperto un vero e proprio cassetto dei ricordi, scegliendo come tema della sua narrazione un decennio che ha segnato l’identità dell’Italia contemporanea: gli anni ’60.
Con tono confidenziale e coinvolgente, Veltroni ha ripercorso quella stagione carica di speranze, rivoluzioni e sogni collettivi:
«Gli anni ‘60 erano il tempo in cui tutto sembrava possibile e nulla sembrava impossibile, un tempo pieno di allegria, di energia e di gioia».
Tra i nomi evocati con affetto e ammirazione ci sono Kennedy, i Beatles, Papa Giovanni XXIII, Gigi Meroni. Ma anche le immagini simbolo di un’epoca che sembrava non voler finire mai, come il volo delle colombe allo stadio Olimpico dopo la vittoria di Livio Berruti nei 200 metri alle Olimpiadi di Roma del 1960:
«Se dovessi fissare un momento d’inizio di quel periodo, mi viene in mente il volo di colombe allo stadio Olimpico dopo la semifinale olimpica dei 200 metri vinta da Livio Berruti».
Nel suo racconto, Veltroni ha toccato anche le trasformazioni culturali e sociali del decennio: la televisione che entra nelle case e nelle sale cinematografiche, con programmi iconici come “Non è mai troppo tardi” del maestro Manzi, che insegnò a leggere e scrivere a intere generazioni del dopoguerra:
«La tv? Si faceva vedere al cinema, e trasmetteva quello che per me resta il miglior programma televisivo di sempre: “Non è mai troppo tardi” del maestro Alberto Manzi».
E il cinema?
«Un film simbolo? Sicuramente “Il sorpasso” di Ettore Scola, la persona a cui nella vita ho voluto più bene dopo la mia famiglia».
Accanto alla nostalgia, anche una riflessione sulle conquiste civili maturate in quel periodo:
«Quello di cui avere nostalgia è sicuramente l’atmosfera che si respirava. Restano tutte le grandi conquiste civili: dal divorzio, all’aborto, al diritto di famiglia. Non esistono più barbarie come il matrimonio riparatore e i delitti d’onore».
«Della politica è rimasta la speranza di cambiamento che attraversò tutto l’Occidente. Un periodo molto bello che è stato giusto rievocare in un periodo molto brutto che stiamo vivendo a causa delle guerre in corso».
Il pubblico ha ascoltato anche un ritratto personale di quegli anni, fatto di colori, suoni ed emozioni:
«C’è un’iconografia che racconta gli anni ’60 e che a me non è mai sembrata disdicevole: gli stabilimenti balneari, i juke box, il ghiacciolo arcobaleno, le sedie a sdraio mezze rotte, i costumi ascellari… e poi quella sensazione di estate infinita. Non mi ricordo un inverno di quel tempo. Mi sembra che sia sempre stata estate. Poi però l’inverno arrivò, con l’uccisione di Robert Kennedy».
E infine, tra il serio e il faceto, Veltroni ha chiuso la serata con un’originale classifica dei gelati preferiti di allora:
«È un tema al quale ho dedicato molto tempo – ha scherzato – sicuramente al primo posto metto la coppa olimpia, ora chiamata stracciatella, che quando arrivò fu una rivoluzione. Ma non dimentico la coppa del nonno, che ancora resiste, e il mitico zatterino».
Una serata intensa, tra memoria ed emozione, che ha saputo raccontare non solo un decennio, ma anche la potenza dei ricordi nel restituire senso e speranza al nostro presente.
telemia.it