Un ammasso di rifiuti ingombranti, tra vecchi mobili, materiali edili, elettrodomestici dismessi, secchi di vernice, tubi, ferraglia e oggetti di ogni genere, giace abbandonato a pochi passi dal mare, lungo un tratto della costa di Monasterace. Un’immagine desolante e allarmante, che stride con la bellezza naturale del litorale e che rappresenta un grave danno ambientale oltre che un segnale preoccupante di inciviltà.

Le immagini parlano chiaro: quella che dovrebbe essere una zona a vocazione turistica, frequentata da residenti e visitatori, si trasforma in una discarica a cielo aperto. Una situazione che ha spinto l’amministrazione comunale a correre ai ripari, annunciando un giro di vite contro gli incivili.

Con un avviso ufficiale, il Comune ha comunicato che verranno intensificate le attività di monitoraggio del territorio, con particolare attenzione proprio ai luoghi in cui si registrano abbandoni ricorrenti. Verrà inoltre potenziato il controllo sul corretto conferimento dei rifiuti, secondo quanto previsto dal calendario della raccolta differenziata.

L’amministrazione richiama con fermezza la cittadinanza al senso di responsabilità, ricordando che l’abbandono incontrollato di rifiuti è un reato punibile per legge, e invita tutti a collaborare per salvaguardare l’ambiente e il decoro urbano.

“È impensabile che, nel 2025, ci siano ancora cittadini che trattano il territorio come una discarica – commenta una residente indignata –. Qui non si tratta solo di degrado visivo: ci sono anche rischi per la salute pubblica e per l’ecosistema marino”.

L’invito del Comune è chiaro: chi ha bisogno di smaltire rifiuti ingombranti deve rivolgersi ai canali ufficiali, evitando comportamenti incivili che danneggiano l’intera comunità. La speranza è che, grazie al rafforzamento dei controlli e alla collaborazione dei cittadini, si possa voltare pagina e restituire dignità al territorio, specialmente in vista della stagione estiva.

Nel frattempo, le immagini che circolano sui social e nei gruppi locali mostrano la gravità del fenomeno, denunciando ancora una volta un problema che richiede non solo interventi repressivi, ma anche un cambiamento culturale profondo.

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