Catanzaro, 1 apr. – (Adnkronos) – “Può scriverlo, lo rifarei, mi assumo tutte le mie responsabilità,
con orgoglio. Tutto il mondo deve sapere quello che mi hanno fatto per aver firmato la carta di
identità per un bambino. E una gaffe giudiziaria”. A dirlo all’AdnKronos è l’ex sindaco di Riace
Mimmo Lucano, accusato di aver rilasciato, nel 2016, la carta di identità a una donna eritrea e a
suo figlio di pochi mesi, pur essendo privi del permesso di soggiorno. Lucano avrebbe commesso
il reato in qualità di pubblico ufficiale e nelle sue funzioni di responsabile dell’ufficio anagrafe e
dello stato civile dell’Ente.
“Questa donna – racconta Lucano all’AdnKronos – era giunta a Riace su richiesta della prefettura
di Reggio Calabria, perché noi come Comune avevamo la convenzione con la prefettura per la
gestione dei progetti Cas, in quanto il porto di Reggio era diventato di fatto luogo di approdo dei
migranti nel Sud Italia. La donna era arrivata a Reggio nell’aprile del 2016, e dopo pochi giorni ha
partorito in città. Dopo un pò la prefettura ci ha inviati una lettera per chiedere se era possibile
accogliere sia la madre che il bambino appena nato. Io mi sono rivolto alle associazioni che
gestivano qui a Riace le strutture per migranti, che mi hanno detto subito di sì. E così abbiamo
organizzato l’inserimento e trovato una casa per entrambi”.
Non “è accaduto nulla fino al 19 dicembre del 2019 – spiega l’ex sindaco -, giorno in cui, mentre
già c’era un processo in corso nei miei confronti anche con contestazioni simili, e quando non ero
più sindaco, mi è arrivato l’avviso di garanzia per il reato di falsità ideologica, cioè per aver fatto la
carta di identità a due persone senza permesso di soggiorno. Ebbene, le dico questo, rifarei
questo reato. Lo può anche scrivere. Mi assumo tutte le mie responsabilità. E quando andrò
davanti al giudice, in Tribunale, a prescindere dall’esito, lo rivendicherò con orgoglio. Tutto il
mondo lo deve sapere, deve sapere che mi hanno fatto una cosa del genere per aver fatto una
carta di identità a un bambino che aveva bisogno di curarsi, perché la sua cartella clinica diceva
che aveva qualcosa che non andava negli enzimi, bisognava monitorarlo. Ecco il reato che mi
contestano”.
Ma “poi, dico – sottolinea Lucano -, nel 2016 non c’erano ancora nemmeno i decreti sicurezza di
Salvini. E i fatti me li hanno contestati nel 2019, dopo il varo di quei decreti. Fra l’altro, i richiedenti
asilo in quanto tali hanno la protezione internazionale, e la prefettura me li qualificava come
richiedenti asilo. Anche da un punto di vista giuridico si tratta di una gaffe enorme”. Dopodiché, prosegue Lucano, “abbiamo provveduto ad iscriverle nell’elenco
anagrafico del Comune. Tenga presente che nella nota di richiesta di inserimento della prefettura
già era specificato che i due immigrati richiedevano la protezione umanitaria internazionale. Poi,
nel settembre del 2016, quando il bambino aveva già circa 4 mesi, la coordinatrice del progetto
nel quale erano stati inseriti, è venuta al Municipio per chiedere la carta di identità per la madre e il
bambino, già residenti a Riace in quanto inseriti nell’elenco anagrafico. La carta di identità per il
bambino, ha aggiunto la coordinatrice, serviva perché col semplice documento sanitario di cui già
disponevano non era possibile accedere alle visite specialistiche, ma solo ai servizi sanitari di
base. E io ho firmato la carta di identità sia per il bambino che per la madre”. Quando infine chiediamo a Lucano se fosse consapevole del fatto che madre e
bambino non avevano il permesso di soggiorno, l’ex sindaco risponde così: “Eravamo in un
periodo in cui c’era molta confusione, i flussi erano numerosi, soprattutto a Riace, ma l’unica cosa
che mi guidava era il fatto che ogni giorno ero circondato da questi problemi, e capivo che nella
loro psicologia avere il documento, dopo il viaggio della speranza, per loro era qualcosa di
grande, e io ero contento di darglielo, mi gratificava come sindaco”. Se tornassi indietro – conclude Lucano -, di fronte a quel bambino io rifarei tutto, pur nella
consapevolezza che si tratti di un reato. Ma quale altro motivo potrebbe esserci? Mica mi sono
arricchito, era un messaggio di cristianità. E invece ora sono senza parole

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