Reggio Calabria. “E’ una morte difficile da accettare”. Non è trascorso neppure un mese dall’assurda scomparsa di Nino Candido, giovane vigili del fuoco reggino, morto assieme ad altri due sue colleghi durante quella che sarebbe dovuta essere un’operazione di servizio, ma dietro alla quale, in realtà si nascondeva la cattiveria e la bramosia umane. Ecco perché diventa ancora più difficile da accettare la sua dipartita. Non riesce a farsene una ragione, Elena Barreca, moglie del povero Nino. Lui, per lei, non era soltato l’Amore di una vita, ma anche una parte importante di sé. E mai avrebbe pensato che gliela potessero strappare così. “Non riesco a credere, a farmi una ragione, che Nino non ci sia più, non sia qui con me” dice Elena ai nostri microfoni.
Si erano conosciuti giovanissimi e da allora si sono giurati amore eterno, convolando finalmente a nozze, poco più di un anno fa. E dopo che Nino aveva realizzato l’altro sogno di una vita: fare il pompiere. Per lui una delle più grandi ambizioni: voleva infatti a tutti i costi ripercorrere le orme del padre e mettersi al servizio del prossimo, indossando quella stessa uniforme che da bambino lo affascinava, quando a indossarla era il papà. Un rammarico per aver sostenuto questa sua ambizione? “Niente affatto” risponde Elena. “Nino ha sempre voluto fare il vigile del fuoco, la sua più grande passione dopo quella dei tatuaggi. Ancora oggi sosterrei questa sua ambizione. Lui era consapevole dei rischi a cui sarebbe potuto andare incontro, ma una morte così non la si può accettare”.
Francesco Chindemi- REGGIO TV 

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