“Visto la succitata comunicazione si reputa giustificato il timore che la TBC si possa nuovamente diffondere all’uomo e agli animali (domestici e non) della nostra Regione. Pertanto abbiamo chiesto alle Autorità competenti di sapere se siano già state adottate determinazioni per contrastare il diffondersi della TBC e se i cinghiali abbattuti dai cacciatori, ed in seguito trovati affetti da TBC, vengono correttamente, così come prevede la norma di legge smaltiti, o viceversa lasciati nei boschi come nutrimento per altri animali carnivori o onnivori della maggior parte degli ecosistemi”.

“Dalla comunicazione della Regione la scrivente non evince se i Veterinari ed i Laboratori microbiologici formalizzino, come per norma, la denuncia di malattia infettiva (TBC) alla Autorità Sanitaria Locale (Sindaco) per i provvedimenti di competenza; non viene altresì specificato se il micobatterio è stato tipizzato, tanto per poter valutare la  pericolosità di tale realtà locale. Si ricorda che nel 2001 è nata l’alleanza globale Stop Tb costituita da oltre 1700 organizzazioni internazionali, Italia compresa con l’Istituto Superiore della Sanità, coordinate dall’OMS, con l’obiettivo di eliminare l’epidemia di TBC nel mondo entro il 2030 (GlobalPlan to End TB 2016-2020)“.

“La scrivente associazione oltre al Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie- Settore 8- Sanità Veterinaria, Area SIAN, ha prontamente interessato il ministro della salute, il Presidente della regione Calabria, il Sindaco della Città Metropolita di Reggio Calabria e  il Prefetto della Provincia di Reggio Calabria”.

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