Era finito da poche ore il Pride con cui Reggio Calabria voleva urlare il proprio volto migliore, quello sano, genuino, tollerante, fatto d’amore, di bandiere arcobaleno che testimoniano la pace e la fratellanza. E invece, dopo poche ore, nello stesso Lungomare teatro delle celebrazioni Pride, ecco il volto peggiore della città: quello più violento, quello delle botte, quello di ragazzini che se le danno di santa ragione.

E’ l’ennesima maxi rissa che nelle scorse ore ha visto coinvolte diverse decine di ragazzini, nel cuore della “movida” dell’estate reggina, tra i Lidi del Lungomare, a pochi metri dalla centralissima Arena dello Stretto. Emblematiche le immagini del video a corredo dell’articolo. E un disperato appello per i genitori di questi giovani: insegnate l’amore, di guerre in giro per il mondo ne abbiamo già troppe.

Reggio Calabria, maxi rissa sul Lungomare: le parole di Falcomatà

“Il nostro Lungomare in questi giorni è teatro di tante iniziative ed eventi, concerti, momenti di svago e di divertimento. Eppure c’è chi sembra non gradire e preferisce trascorrere il tempo in questo modo.. Scene già viste purtroppo, evidentemente i messaggi educativi non bastano mai. Ho sempre sostenuto che il compito delle istituzioni ed in generale delle agenzie educative sia quello di capire i motivi di questi episodi, di comprendere il disagio profondo che vi si nasconde”. E’ questo il post pubblicato su Facebook da Giuseppe Falcomatà.

“Ma a volte c’è poco da capire: evidentemente c’è chi, seppur giovanissimo, SCEGLIE proprio di esprimersi in questo modo barbaro, attraverso la violenza. Questa non è la nostra città, non è la Reggio che conosciamo. Non è quella Reggio inclusiva, tollerante, quella Reggio del dialogo e del rispetto delle regole, per la quale lavoriamo ormai da tanti anni. Non dite che ci vogliono le telecamere o i controlli, perchè qui è esclusivamente una questione di EDUCAZIONE. Ai ragazzi protagonisti di questo video vorrei dire VERGOGNA, perchè quella che si vede non è semplicemente una rissa, ma un vero e proprio PESTAGGIO, tutti contro uno. E allora più che ai ragazzi io mi rivolgerei ai loro genitori: se io riconoscessi mio figlio in quelle immagini non ci penserei due volte ad accompagnarlo in Questura”

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