È scattata nella tarda mattinata di ieri, 3 ottobre, un’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica della città dello Stretto e che ha portato all’arresto di due reggini accusati di una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’indagine della Squadra Mobile locale ricostruisce una difficile vicenda che avrebbe vissuto un imprenditore del settore della distribuzione di carburanti che, stanco delle continue vessazioni ed intimidazioni, ha deciso perà di denunciare tutto alla Polizia.
Il primo “invito”
Secondo quanto emerso dalle indagini, i due indagati, nell’agosto dello scorso anno, avrebbero avvicinato l’imprenditore invitandolo a “mettersi a posto“ con i referenti di ‘ndrangheta della zona, non mancando di citare il nome di un noto casato mafioso egemone nel territorio di riferimento.
A brevissima distanza di tempo, l’invito si sarebbe trasformato in una vera e propria intimazione a non aprire l’impianto in quanto d’interesse del clan criminale.
La pretesa di soldi
Nel successivo mese di ottobre, vista la volontà della persona offesa di proseguire nel suo progetto commerciale, uno degli indagati avrebbe minacciato apertamente l’uomo pretendendo il pagamento di 120 mila euro come prezzo per indennizzare la famiglia mafiosa della mancata apertura del rifornimento.
Il 24 ottobre, sempre uno degli arrestati avrebbe invece pedinato la vittima fin sotto la sua abitazione con l’evidente scopo di intimorirlo. Nei giorni immediatamente successivi, il malcapitato ha così denunciato i fatti alla Polizia senza tuttavia offrire spunti utili alla completa identificazione dei coinvolti.
Il furto delle telecamere
Le intimidazioni sarebbero poi proseguite anche a novembre, con il furto di alcune telecamere di sorveglianza installate dall’imprenditore, e sarebbero poi culminate con l’occupazione del suolo di pertinenza del distributore da parte di uno degli indagati che vi avrebbe collocato un veicolo ed un gazebo per la vendita di frutta rendendo, di fatto, impossibile l’esercizio dell’attività del distributore.
Nel frattempo, le indagini – coordinate della Direzione Distrettuale Antimafia a seguito della denuncia – hanno consentito agli investigatori della Mobile di identificare e denunciare i presunti autori delle richieste estorsive, successivamente arrestati. Per loro si sono spalancate le porte del carcere.
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