Sigilli per oltre due milioni di euro alle finanze degli imprenditori indagati nel fallimento della Multiservizi di Reggio Calabria. I finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con il supporto operativo dei colleghi di Roma e Milano, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri, hanno eseguito un “Decreto di sequestro preventivo d’urgenza” dal Procuratore Aggiunto Gerardo Dominijanni e del Sostituto Procuratore Andrea Sodani, che ha disposto il sequestro finalizzato alla confisca di somme di denaro pari a circa 2 milioni di euro nei confronti di professionisti indagati – a vario titolo – in concorso tra loro, per il reato di bancarotta fraudolenta. Gli indagati, avrbbero distratto e sperperato il patrimonio della società “Gestione Servizi Territoriale S.r.l.” (G.S.T. S.r.l.) in pregiudizio dei creditori, provocandone il fallimento.
L’attività segue la recente esecuzione della misura custodiale nei confronti di Pietro Cozzupoli, 81enne; Lauro Mamone, 62enne; Giuseppe Rocco Giovanni Rechichi, 61enne; Antonino Rechichi, 34enne; Giovanni Rechichi, 34enne; Rosario Giovanni Rechichi 58enne; Michelangelo Maria Tibaldi, 51enne; Michele Tibaldi, 32enne.
È stato quindi eseguito il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, in quanto illecito profitto, per circa 5 milioni di euro, nei confronti delle imprese “Brick s.r.l.”, “Ingg. Demetrio, Pietro e Domenico Cozzupoli s.r.l.”, “Rec.Im. s.r.l.”, nonché degli amministratori Michelangelo Tibaldi e Pietro Cozzupoli, scaturite dalle indagini svolte nell’ambito dell’operazione “Mala Gestio” che hanno permesso di accertare come le vicende fallimentari che hanno colpito le società “Multiservizi S.p.a.” e “G.S.T. S.r.l.” – dichiarate fallite tra il 2014 e il 2015 – sarebbero da ricondursi ad un ingegnoso meccanismo fraudolento messo a punto da coloro i quali avevano ricoperto contemporaneamente cariche sociali nelle due imprese fallite e in altre ditte a favore delle quali venivano svolte le distrazioni di risorse economiche mediante il riconoscimento di compensi ancorati agli utili anziché alle prestazioni rese.
Il sistema fraudolento ha reso possibile l’accaparramento di svariati milioni di euro che, liquidati dal Comune di Reggio Calabria (unico finanziatore della Multiservizi di cui deteneva la quota del 51 % del capitale sociale), prima sono stati introitati nelle casse della G.S.T. s.r.l. e poi da queste, sono confluiti nelle tasche degli indagati, alcuni dei quali ritenuti contigui a cosche di ‘ndrangheta operanti nel centro cittadino quali “Condello”, “Libri”, “Tegano” e “De Stefano”.
La Procura della Repubblica ha dato mandato al G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria di effettuare indagini anche a carattere economico/patrimoniale. I finanzieri, al termine delle attività, hanno individuato condotte distrattive in capo ad un’impresa di costruzioni edili (A.C. S.r.l.) – in persona dell’amministratore C.F. – ed a 6 professionisti che hanno ricevuto in maniera non dovuta e privilegiata, somme di denaro provenienti dalla fallita G.S.T. s.r.l..
Le somme dei profitti illeciti ottenute, che variano da 28.000 a circa 1 milione di euro, riguardano diverse operazioni dissipative del patrimonio della G.S.T. S.r.l. – assimilabili a “…una vera e propria donazione di denaro…”, tutte concluse a condizioni svantaggiose. Perché, secondo gli inquirenti, la società pagava somme predeterminate e calcolate in base ad una percentuale dei ricavi della G.S.T. s.r.l., prescindendo dal valore delle prestazioni fornite dai predetti professionisti.
Al riguardo, è stata contestata alla Annadue Costruzioni. S.r.l., in persona del suo legale rappresentante pro tempore Filippo Catalano, 81enne, una condotta distrattiva posta in essere nel 2010 “…allorché la G.S.T. s.r.l., in persona di Michelangelo Tibaldi, stipulava un contratto preliminare di acquisto mediante il quale (la fallita) si impegnava ad acquistare, entro il 31.12.2010 dalla società A.C. s.r.l., l’immobile sito a Reggio Calabria … per un valore di 3.400.000 € (IVA esclusa). Tale preliminare di vendita non veniva mai trascritto nei registri immobiliari e l’immobile oggetto della promessa di acquisto era costituito da una palazzina di quattro piani fuori terra e di un seminterrato. All’atto del preliminare G.S.T. s.r.l. versava un acconto di € 240.000, dei quali 40.000 € a titolo di IVA, senza che poi a detto preliminare facesse seguito la conclusione del contratto definitivo e senza che gli amministratori della GST si attivassero per richiedere la restituzione dell’anticipo”.
Nei confronti dei professionisti, sono state contestate operazioni di natura distrattiva per circa 1.800.000 di euro, di cui gli stessi si sono avvantaggiati in modo consapevole – a vario titolo – attraverso l’affidamento di incarichi amministrativi, giuridici, finanziari e societari, con corrispettivo mensile predeterminato a monte, quale percentuale (tra l’1 e l’8%) dei ricavi annui di G.S.T., a prescindere dal servizio effettivamente prestato.
Le investigazioni hanno permesso di accertare che “non veniva eseguita alcuna attività di controllo finalizzata alla verifica della effettività delle prestazioni rese, tanto che la GST srl effettuava il pagamento delle fatture nello stesso giorno della loro emissione e/o, addirittura, con un giorno di anticipo”.
Emblematico, al riguardo, un contratto stipulato in relazione all’“elevato profilo e alla specifica esperienza professionale” di un avvocato, che, a quella data, non era iscritto all’albo. Contratto che, come scritto nelle carte dell’indagine, parlava di compensi relativi a consulenze delle quali non appare chiaro il reale oggetto, spesso relative ad attività del tutto inutili o già svolte da personale della G.S.T. o dalla Multiservizi, per le quali non veniva esplicitato quali fossero i termini e le modalità di adempimento delle prestazioni d’opera.
Lo stesso giorno della risoluzione della convenzione con la Multiservizi S.p.A. ed a distanza di pochi giorni dall’emissione dell’interdittiva antimafia, in un momento in cui era chiaro che la G.S.T. s.r.l. si sarebbe sciolta e non avrebbe più avuto la possibilità di riscuotere altre somme dal suo unico cliente (Multiservizi), il relativo Consiglio di Amministrazione, su proposta di Michelangelo Tibaldi, votava di provvedere al pagamento di somme di denaro in favore di alcuni dei citati professionisti.
Nel dettaglio, si riportano gli ingenti compensi riconosciuti ai predetti professionisti, negli anni: al commercialista Domenico Pensabene, 978.521 euro; all’architetto Corrado Trombetta, 475.056 euro; all’avvocati Alessandro Pellegrino 133.643 euro; all’’avvocato Francesco Giuffrè 28.000 euro; all’’avvocato Lidia Barbaro 52.000 euro; al ragioniere Antonio Francesco Rogolino 104.196 euro.
La Procura della Repubblica ha quindi emesso nei confronti dei sei un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza sulle disponibilità finanziarie a questi riconducibili per una somma pari a circa 2 milioni di euro. Tuttavia i beni sottoposti a sequestro preventivo, come illecito profitto derivante da operazioni dissipative, raggiungono la somma complessiva di oltre 7 milioni di euro
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