ROMA – Il vero problema posto da Feltri non è la sua impresentabilità, quel suo farfugliare oscenità antimeridionali, quel suo prolasso razzista, che anzi giovano ad una sua inesistente popolarità per le reazioni di quelli che ci cascano (e mi ci metto anch’io, soprattutto sui social).

No. Il problema del feltrismo è che con le sue sparate volgari ed enfiate serve a legittimare (e probabilmente è adoperato proprio per questo) un razzismo elegante, un antimeridionalismo morbido, quasi rispettabile, che altrimenti reputeremmo tutti inaccettabile. E che fomenta, più ancora del feltrismo, la spaccatura sentimentale fra due grandi aree del Paese.

L’altro problema del feltrismo è che ha contaminato di sé anche gli insospettabili. Che cosè, infatti, se non una manifestazione di feltrismo il disappunto dell’inviata di “Agorà” a Napoli che si lamenta della sfortuna perché non trova assembramenti di irresponsabili untori da filmare?
Che cos’è, se non una manifestazione di feltrismo, un lapsus rivelatore di un contagio morale che si è infiltrato molto a fondo nelle anime, la frase balorda con la quale esordisce il giornalista del Tg 3 (Rai, avvero servizio pubblico) nel suo servizio odierno da Ostia sul ferimento con arma da fuoco di un componente del clan Spada: “A Napoli, Palermo, Reggio Calabria, una gambizzazione non farebbe neppure notizia, ma ad Ostia sì”.
Dopo una valanga di proteste, il servizio, prima visibile su Facebook, dove aveva ricevuto 81 commenti e 49 condivisioni (oltre a 41 emoticon), è stato fatto sparire dal social. Ma è indice di una infezione profonda. Proprio perché, a differenza delle provocazioni feltriste, l’infelice attacco è sicuramente involontario (l’autore, tra l’altro, è un giornalista campano che si è a lungo occupato di criminalità mafiosa e camorristica).

Federica Angeli

Che il contagio, però, sia profondo è, purtroppo, confermato dalla risposta che sulla sua pagina Facebook il giornalista Rai dà a due interlocutori che lamentano la frase sciagurata (e gli ricordano anche che proprio ad Ostia, come potrebbe magari testimoniare autorevolmente Federica Angeli, sotto scorta, gli episodi di criminalità mafiosa non si contano): “Dire che ‘non fa notizia’ equivale solo a dire che è talmente alto il numero degli episodi da rimanere ormai quasi esclusivamente nelle statistiche di polizia e carabinieri e spesso di finire, se va bene, in un trafiletto su giornali e online locali… non si dice che non sia grave, e tanto meno degno di atteggiamenti, umoristici, non si parla di assuefazione dei cittadini e tanto meno si sostiene che si gambizza per hobby. Quanto agli attentati di mafia ad Ostia … quando si consiglia agli altri di informarsi sarebbe bene chiedersi se si hanno sufficienti informazioni per fare affermazioni del genere”.
Invece di scusarsi, insomma, insiste… (giornalistitalia.it)

Giuseppe Mazzarino