L’organizzazione operante in Emilia e sgominata con l’inchiesta “Black monkey” non era un sodalizio ‘ndranghetistico. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha accolto le richieste degli avvocati difensori ed ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal procuratore aggiunto della Dda Bolognese, Francesco Caleca, così confermando per buona parte quanto era stato già deciso dalla Corte d’Appello di Bologna.

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura anche in relazione alla richiesta di riqualificazione della fattispecie associativa da semplice a mafiosa, cosi definitivamente statuendo la non mafiosità dell’associazione criminale capeggiata dal Femia ed operante nel territorio bolognese.

I supremi giudici hanno altresì dichiarato inammissibili tutti i ricorsi presentati dagli imputati condannati nel giudizio di merito, fatta eccezione per alcune declaratorie di intervenuta prescrizione e per un solo annullamento con rinvio finalizzato alla rideterminazione della pena, ed hanno confermato la revoca delle statuizioni civili risarcitorie originariamente riconosciute dal Tribunale – ma già revocate dalla Corte d’Appello – in favore del giornalista Giovanni Tizian, dell’Ordine nazionale dei giornalisti e dell’associazione antimafia Libera. Il processo “Black Monkey”, infatti, aveva fatto luce anche sulle minacce al giornalista Tizian, oggi in forza a Domani ed ex Espresso, per le sue inchieste.

Il reggino.it